Valanghe killer, due alpinisti friulani fra i sette morti
Oltre ai due turisti hanno perso la vita anche quattro soccoritori del soccorso alpino. Il capo della protezione civile Bertolaso: «Sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita a causa di sprovveduti»
TRENTO.
Si aggrava il bilancio delle vittime delle valanghe in Trentino Alto Adige. Sette i morti: quattro uomini del soccorso alpino trentino e i due alpinisti per i quali erano scattate le ricerche hanno perso la vita in Val Lasties, nell’Alta Val di Fassa, mentre a Solda è rimasto ucciso un bambino di 12 anni che faceva parte di un gruppo di sciatori fuoripista. E gli esperti avvertono che il rischio è ancora molto alto.
Durissima la reazione del capo della Protezione civile Giudo Bertolaso: «Sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita perché le persone vanno a fare escursioni in modo sprovveduto e senza tenere conto degli allarmi». Ieri mattina alle 9 si sono concluse le operazioni di recupero delle salme di Diego Peratoner, figlio dell'ex presidente Super Sky Dolomiti, Ervin Riz, Alessandro Dantone e Luca Prinot, gli esperti del soccorso alpino travolti ieri sera da una grossa valanga mentre erano impegnati a cercare due dispersi nella valle che divide il gruppo del Pordoi da quello del Sella.
E sono stati trovati anche i corpi di questi ultimi, due friulani, entrambi alpinisti esperti: Fabio Baron, 30 anni, originario di Udine, e Diego Andreatta, 31 anni, nato a Palmanova, in provincia. I due, secondo quanto ha riferito il Soccorso alpino, erano privi dello strumento ricetrasmittente di segnalazione, che viene indossato per consentire la ricerca in caso si venga travolti da valanghe. La squadra di sette soccorritori del Soccorso alpino di Canazei, Alta Val di Fassa, era partita intorno alle 18, malgrado fosse già buio, per andare alla ricerca dei due dispersi. Dopo aver raggiunto il rifugio Forcella, i tecnici erano scesi con gli sci verso la Val Lasties in direzione di una valanga che probabilmente aveva travolto gli alpinisti.
Improvvisamente si è staccato dall'alto un grandissimo costone di neve. Quattro dei soccorritori sono stati trascinati verso valle per circa 400 metri, su 200 metri di dislivello, e sono morti. Due, Sergio Valentini e Roberto Platter, sono rimasti feriti. Il settimo è stato solo sfiorato dalla valanga ed è riuscito a dare l'allarme. E all'ennesima tragedia di questo 2009, il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso non ce la fa più e dice: «sono stufo che i nostri soccorritori perdano la vita per colpa degli sprovveduti che non tengono conto degli allarmi e degli appelli delle istituzioni. Basta morire per gli errori di altri».
Uno sfogo che ha un motivo preciso, perchè è chiaro a tutti che se i due turisti friulani avessero dato ascolto ai bollettini meteorologici che parlavano di un rischio massimo di valanghe in Trentino, avrebbero avuto salva la vita e soprattutto non avrebbero costretto i quattro soccorritori del Soccorso Alpino ad andare a cercarli, trovando la morte. Parole, quelle di Bertolaso, condivise dal ministro Calderoli. «Per gli irresponsabili c'è poco bastone e troppa carota - dice l'esponente leghista - Ci vuole un minimo di rispetto, perchè quello che abbiamo visto è un episodio che grida vendetta a Dio».
Dunque nei confronti degli irresponsabili serve «lo stesso rigore» utilizzato «nei confronti di chi guida sotto l'effetto dell'alcol o di droghe, mettendo a rischio la vita degli altri». «Le vittime - dice ancora Bertolaso - potevano essere evitate. C'è gente che non ascolta gli appelli che arrivano dalle istituzioni; i rischi erano stati indicati ma la gente va a fare le escursioni come se nulla fosse». È andata esattamente così e ora l'Italia è di nuovo lì a contare i morti e a confrontarsi con un dato evidente: buona parte delle tragedie che investono il paese è dovuta alla poca prevenzione o a comportamenti scorretti e disonesti di cittadini.
E ieri sera è toccato al Club Alpino Italiano ripetere, tra la rabbia e la frustrazione, che davanti a certi comportamenti c'è poco da fare. «Quando c'è un allarme, purtroppo noi dobbiamo intervenire anche se le condizioni sono proibitive e i rischi massimi. Ed è quello che è accaduto, nonostante il rischio di valanghe fosse al livello più alto e soprattutto fosse stato indicato nei bollettini fin dalla mattina». I tecnici dell'Ufficio idrografico di Bolzano avvertono che in tutto il Trentino Alto Adige il pericolo valanghe è ancora alto, di grado 4 su una scala di 5. I distacchi di neve bagnata interessano tutto il manto e possono assumere grandi dimensioni.
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