Vaccini, l’apripista Trieste registra un aumento delle dosi

Delli Quadri: «Inversione di tendenza da quando è stato introdotto l’obbligo». E il ministro alla Sanità incassa solo “sì”. Telesca: «La nostra proposta va avanti»

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TRIESTE. L’obbligo di vaccinazione per iscrivere i figli a scuola, annunciato dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin, incassa solo pareri favorevoli dai rappresentanti degli enti locali e del sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia. Tutti convinti della necessità di applicare una stretta sulla profilassi, in una fase di declino delle coperture, che riguarda tanto le vaccinazioni obbligatorie quanto quelle raccomandate. C’è di più: l’obbligo fa bene ai numeri se a Trieste, da quando è stato introdotto in un’anteprima nazionale, ha prodotto un aumento delle vaccinazioni.

Obbligo di vaccini in aula, sì del centrosinistra
La preparazione di una dose di vaccino in una recente immagine d'archivio. ANSA / CIRO FUSCO

L’assessore regionale alla Salute, Maria Sandra Telesca, plaude all’iniziativa: «Il ministro sta facendo quanto le Regioni hanno chiesto in modo unanime nelle scorse settimane, domandando una legge nazionale. L’epidemia di morbillo e gli ultimi eventi impongono attenzione: bene che si guardi anche ai vaccini facoltativi. Non cambia comunque la nostra posizione sull’importanza dell’informazione: serve consapevolezza e non solo obblighi».

In consiglio regionale sta intanto procedendo l’iter della proposta di legge della maggioranza che è gradualmente arrivata a prevedere l’impossibilità di iscrivere a scuola un non vaccinato: la pdl stabilisce infatti che gli istituti non possano ammettere chi non ha svolto la profilassi obbligatoria e facoltativa, qualora le percentuali di copertura nel territorio non raggiungano determinati livelli.

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Nessun obbligo esplicito, ma nel concreto non ci sarà alternativa alla vaccinazione, posto che le soglie di sicurezza indicate sono ben sopra i tassi riscontrabili in regione. Telesca evidenzia che «la proposta regionale farà il suo corso, pronta ad adeguarsi al quadro nazionale, se il ddl Lorenzin verrà approvato più celermente». Stessa posizione della prima firmataria della pdl regionale, Renata Bagatin (Pd): «Procederemo con quanto abbiamo deciso, tenendo conto del ddl Lorenzin e integrando eventualmente la legge regionale».

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AGOSTINI AG.FOTOFILM TREVISO -LA MADONNINA- DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE ULSS 9

L’assessore all’Educazione del Comune di Trieste, Angela Brandi, rivendica a sua volta le scelte dell’amministrazione giuliana: «Siamo stati i primi in Italia ad aver adottato un provvedimento che subordinava l’iscrizione a nidi, asili e ricreatori comunali al rispetto degli obblighi vaccinali. Abbiamo dimostrato coraggio e resistito alle impugnative». Brandi nota tuttavia che «il governo sta già mettendo le mani avanti sui tempi del provvedimento. Speriamo si vada avanti svelti: una misura del genere è una necessità, per sconfiggere malattie che non sono state ancora battute».

La questione è politicamente trasversale. Sulla strada di Trieste hanno infatti scelto di andare anche l’Emilia Romagna guidata dal centrosinistra e, nei giorni scorsi, Monfalcone, che è affidata a un’amministrazione a trazione leghista. Dal prossimo anno scolastico, il Comune pretenderà che gli iscritti a nidi e centri estivi abbiano sostenuto l’immunizzazione da difterite, tetano, poliomielite ed epatite B, con deroghe solo in caso di serie e certificate motivazioni di salute. Il sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint, vede «con favore una misura nazionale che rafforzi le vaccinazioni obbligatorie e facoltative. Oggi in Fvg i tassi di copertura sono in discesa, ma i vaccini sono l’unico modo per ridurre la diffusione delle malattie. Evidenzio che a Monfalcone viviamo una forte presenza di immigrati, con uno straniero ogni cinque residenti: arrivano da paesi dove non sappiamo come ci si comporta sulla profilassi e dunque è tanto più importante essere protetti».

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Silvano Trieste 11/10/2016 IDipartimento di Prevenzione

Il primo cittadino di Gorizia, Ettore Romoli, si dice a sua volta «assolutamente d’accordo con il progetto del ministro. Non è più possibile mostrare cedimenti davanti alle paure ingiustificate che sono state instillate nei genitori soprattutto attraverso internet. È prioritario pensare alla salute dei bambini». Il Comune isontino al momento non ha tuttavia ancora preso provvedimenti: «Ci deve essere una misura nazionale - spiega Romoli - perché su una materia del genere non è possibile procedere a macchia di leopardo: aspettiamo la legge del governo».

Totale apprezzamento anche dall’Azienda sanitaria triestina, il cui direttore Nicola Delli Quadri esprime «favore per tutte le iniziative che tengano desta l'attenzione, partendo dal presupposto che la salute pubblica debba prevalere sulla volontà del singolo. Una stretta andava data: per questo abbiamo sostenuto il Comune di Trieste e oggi apprezziamo il passo del ministro». 

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Delli Quadri vede di buon occhio anche l’allargamento del ragionamento alle vaccinazioni raccomandate: «Il morbillo sta avendo un’importante recrudescenza e dobbiamo tutelarci: non siamo in allarme ma il fenomeno va governato con cautela». Il direttore dell’Asui ritiene però che qualcosa abbia già cominciato a cambiare: «Alcuni dati in nostro possesso dicono che dopo l’introduzione dell’obbligatorietà a Trieste è in atto un’inversione di tendenza, con un aumento delle vaccinazioni. Il dibattito in corso sta producendo risultati importanti».

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