Vaccini Covid, in Friuli Venezia Giulia c'è l'intesa con i medici di base

La Regione si appresta a mettere in campo anche i medici di medicina generale. Ma l'accordo è stato raggiunto solo con la Fimmg
Il ruolo dei farmacisti: pronti a mobilitarsi in regione circa 400 professionisti
Il ruolo dei farmacisti: pronti a mobilitarsi in regione circa 400 professionisti

TRIESTE Riparte la macchina delle vaccinazioni e la Regione si appresta a mettere in campo anche i medici di medicina generale. Nell’agenda della giunta Fedriga c’è infatti questa mattina, venerdì 19 marzo, pure la delibera che dovrebbe formalizzare tutti gli aspetti dell’accordo, già raggiunto nei giorni scorsi con la categoria o, meglio, con il sindacato più rappresentativo, la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale).

Le altre sigle non hanno condiviso alcuni aspetti dell’intesa e non hanno firmato. L’adesione alla campagna vaccinale resta su base volontaria e dunque non è ancora possibile sapere quanti saranno i medici a mettersi a disposizione su un totale teorico di 900 professionisti in attività in Fvg.

Pronti a mobilitarsi sono anche i circa 400 farmacisti. Lo stesso commissario straordinario Figliuolo ha indicato i farmacisti tra i professionisti che possono essere impegnati nella campagna. Bisogna ora capire come tradurre tutto ciò a livello locale. Senza adeguata formazione i farmacisti non possono materialmente eseguire l’iniezione e per ora il coinvolgimento delle farmacie potrebbe essere indirizzato sulla disponibilità dei locali.

Tornando all’accordo con i medici di medicina generale, la Giunta regionale dovrebbe approvare anche i risvolti economici. Questo è quanto è stato già concordato: per ogni paziente vaccinato in ambulatorio i medici riceveranno 10 euro lordi, mentre per le somministrazioni effettuate nei centri vaccinali presenti si è concordato un compenso di 6,16 euro. Se poi i medici di famiglia andranno a vaccinare gli anziani nelle loro case ai 6,16 euro se ne aggiungeranno altri 18.90: in totale una vaccinazione a domicilio varrà 25,06 euro. Ciò che ha provocato la rottura con le altre sigle sindacali (come Snami e Smi) è stato il mancato accordo su aspetti di tutela del medico di medicina generale che teoricamente si espone a qualche rischio di denuncia da parte dei pazienti.

Intanto nel territorio dell’Asugi restano in primo piano i timori, ribaditi dai sindacati, sull’impatto che rischiano di avere i congedi parentali sull’operatività dei reparti, visto il boom di richieste causato dallo stop alla didattica in presenza nelle scuole. Ecco i dati aggiornati sulle richieste dal 15 marzo a ieri: 59 dipendenti hanno chiesto il congedo parentale Covid al 50% dello stipendio, 24 hanno chiesto il congedo al 30% e 10 al 100 %. Inoltre risultano altri 8 dipendenti assenti per poter assistere figli malati. —


 

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