Vacanze in Slovenia finite, Letta riparte

Il buen retiro del premier a Logarska Dolina, al confine con l’Austria. Ieri tappa a Trieste e pranzo con il giallista Heinichen
Di Mauro Manzin

TRIESTE. Via dalla pazza folla. E via dalla pazza politica. Il presidente del Consiglio Enrico Letta l’ha pensata bene. Quale può essere il “buen retiro” dove trascorrere il Capodanno in famiglia, tranquillo, lontano da telecamere, microfoni e dall’incessante battere delle agenzia per ricaricare le pile e tornare a Roma pronto alla tenzone? Letta voleva sciare e, soprattutto, far indossare per la prima volta le tavole ai suoi bambini. Austria? No, troppi italiani. Così ha cominciato a pensare alle sue visite in Slovenia, alla tranquillità incontrata persino nelle occasioni ufficiali. Detto e fatto. Un biglietto aereo Roma-Trieste andata e ritorno per l’intera famiglia. Poi a Ronchi dei legionari il noleggio di un capiente Peugeot 508 e via. A Lubiana, a Bled, a Kranjska Gora? No, no, troppa gente. Ecco allora l’automobile superare la capitale e dirigersi verso Maribor per svoltare a sinistra a pochi chilometri dal capoluogo della Stiria slovena. Destinazione Logarska Dolina. E qui la pace è garantita, nell’unico albergo della valle gestito da un tedesco. I “depistaggi” messi in atto a Roma a poche ore dalla partenza funzionano. C’è chi lo dava in Israele, chi in Croazia e lo avvistava a Rovigno (avrà dei sosia?), ma lui invece era in Slovenia, nelle zone decantate dall’amica Alenka Bratušek durante la lunga escursione sull’isolotto di Bled nel settembre scorso. Abbondante colazione al mattino e poi via sulle prime piste di sci a una ventina di minuti in automobile a Pohorje che sovrasta Maribor e anche tappa di Coppa del mondo di sci femminile, ma nel resto della stagione, tranquilla località a portata di famiglia, anche economicamente parlando.

Quindi la spending review della famiglia Letta è ok. A tenere i contatti (molto radi peraltro) tra il presidente del Consiglio solo alcuni membri del suo entourage più stretto. Ma le belle giornate, si sa, passano in fretta. Troppo in fretta anche per i premier. Così ieri mattina la famiglia Letta ha fatto le valigie ma, quasi a voler assaporare fino all’ultimo il “gusto” della vera vacanza, ha deciso di fermarsi a Trieste per una breve gita in attesa di imbarcarsi a Ronchi sul volo per Roma delle 17.20. Ad attenderli il vecchio amico e senatore Francesco Russo. Ad accogliere il primo ministro però non c’era la bora che ha soffiato sulle strette di mano con il presidente russo Vladimir Putin solo un mese fa. Una folta nebbia avvolge la città dandole un fascino ancor più intimistico. Letta & famiglia (tre figli e la moglie giornalista al Corriere della Sera) assieme a Russo & famiglia fanno una gita in Carso. Verso le 13 i primi morsi della fame “convogliano” l’intera comitiva al ristorante Skabar in Erta Sant’Anna. Qui l’incontro con il giallista Veit Heinichen i cui romanzi sono stati la lettura slovena del premier. Alcuni clienti del locale lo riconoscono ma lo lasciano tranquillo (anche per questo Letta ama Trieste e i triestini) e lo salutano solo prima di lasciare il ristorante. Fuori i bambini giocano col pallone.

Dopo pranzo una rapida sosta in piazza dell’Unità d’Italia con il premier a spiegare ai figli che si tratta della più grande piazza d’Europa con un lato che da sul mare. E di politica cosa si è discusso a pranzo? Poco o niente. Il premier conferma il suo apprezzamento per il discorso di fine anno pronunciato dal presidente Giorgio Napolitano e che ha seguito in diretta dalla Slovenia e poi misurata soddisfazione per lo spread sceso ai limiti storici. Poi via verso Roma.

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