Va tutto alla badante il patrimonio di Margherita Hack
Tre testamenti scritti a mano. I primi due portano la firma di Margherita Hack, la grande scienziata morta il 29 giugno 2013; il terzo è stato vergato di suo pugno dal marito Aldo De Rosa, spirato il 26 settembre 2014. Tre documenti, e in ballo lasciti a persone che sono state in vario modo vicine alla coppia, ma anche aiuti concreti alle associazioni di volontariato che si occupano di quegli animali che Margherita amava profondamente: l’Astad, il gattile di Giorgio Cociani e l’Enpa.
A ciascuna di queste associazioni Hack aveva disposto andassero 20mila euro: una piccola parte del patrimonio complessivo di oltre 500mila euro lasciato dall’astrofisica. Quei soldi però - così come i lasciti per altre persone citate nel suo testamento - non sono stati elargiti secondo la volontà della signora delle stelle. Sono finiti, assieme alla casa della coppia, a Tatjana Gjergo, la signora che per lunghi anni si era occupata dei due coniugi e poi di Aldo, rimasto solo e malato di Alzheimer dopo la morte della sua amatissima Margherita.
È quella Tatjana che viveva in casa con la coppia («da sei anni», disse l’amico don Pierluigi Di Piazza nel 2013), quella Tatjana che era certo ben più di una collaboratrice domestica: «La Tatjana che a me e a Aldo ci aiuta proprio in tutto», ripeteva Hack con affetto. A fare di Tatjana l’unica beneficiaria dell’intero patrimonio è stato infine Aldo De Rosa: lo ha scritto nel testamento da lui firmato il 5 luglio 2103, sei giorni dopo la morte di Hack.
«Margherita considerava me e mia figlia parte della famiglia. La conosco da quando mia figlia aveva 10 anni. Prima di entrare nella casa di Margherita abbiamo avuto un lungo rapporto di affetto e amicizia. E ora sto cercando di rispettare il suo desiderio, che stessi vicino a Aldo. Non mi ha mai considerato una donna di servizio e basta. Mi trattava come una di famiglia. E ora assisto Aldo come uno di famiglia», raccontava Tatjana Gjerco al Piccolo quella stessa estate.
La vicenda inizia il 29 agosto 2003. Quel giorno - dieci anni prima di morire - Margherita Hack scrisse a mano su carta intestata del Dipartimento di fisica dell’Università le sue ultime volontà: «Lascio la parte disponibile dei miei beni a Aldo De Rosa con l’onere di investirli in titoli di Stato a scadenza ultradecennale da scegliersi fra quelli a miglior reddito a cura dell’esecutore testamentario che nomino nella persona dell’avvocato Massimo Cerisola.
Detti titoli, finché Aldo vivrà, non potranno essere venduti se non per reali esigenze relative alla sua cura ed assistenza e solo con il consenso dell’esecutore testamentario». Il 28 febbraio 2011 la scienziata ha scritto la seconda nota: «Lascio a mio marito Aldo l’usufrutto generale vitalizio su tutto il patrimonio mobiliare (in comunione dei beni) e immobiliare (solo la mia proprietà) nonché la piena proprietà dei depositi di denaro. Dopo la nostra morte i depositi ammontanti a circa 500mila euro andranno lasciati alle seguenti persone e famiglie ed enti: l’Astad, il gattile, l’Enpa...».
A seguire l’astrofisica citava alcuni amici e poi Tatjana, per la quale disponeva 100mila euro e la casa di via del Portello, indicando espressamente: «Alla morte mia e di Aldo». In questo testamento Hack aveva anche precisato che «le somme rimanenti andranno divise in parti uguali fra gli enti e le persone sopracitate» e che «i beni minori, libri non catalogati e riviste, alla biblioteca comunale a cui vanno già tutti i libri catalogati».
I due documenti firmati da Hack sono stati consegnati il 15 luglio 2013 al notaio Camillo Giordano proprio dalla signora Tatjana. Che 14 mesi dopo è tornata dallo stesso notaio cui ha consegnato il testamento con le volontà di De Rosa. Vi si legge testualmente: «Aldo de Rosa nato a Firenze il 20 luglio 1920. Desidero che dopo la mia morte tutti i miei beni vengano dati alla signora Tatjana Gjergo». La quale dunque è diventata proprietaria dell’intero patrimonio di Hack e De Rosa. Legittimamente: De Rosa versava in precarie condizioni di salute e per lui, dopo la morte della moglie, il giudice aveva designato un amministratore di sostegno. Ma non era stato interdetto: essendo titolare del patrimonio, ne ha disposto secondo la sua volontà. Volontà che - a leggere le carte - non è risultata di fatto essere quella stessa espressa dalla moglie.
«Avremmo voluto che si fossero realizzati i desideri di Margherita. Ma non solleveremo polveroni», dice Giorgio Cociani, presidente del Gattile cui erano stati promessi 20mila euro. Riferito alla signora Tatjana, afferma: «Bisognerebbe farle capire che non si è comportata nel modo in cui si sarebbe comportata Margherita. Ci siamo trovati di fronte a uno stravolgimento totale della volontà di Hack. Margherita se n’è sempre fregata dei soldi e non sapeva di non poter disporre post mortem del suo patrimonio». Più schietta Franca Varridi Antonini, presidente dell’Astad: «Sono state tradite le volontà di Margherita. Rimane l’amarezza di vedere, dopo la sua morte, quanto bassa sia l’umanità...».
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