Va in scena la truffa in dialetto triestino
TRIESTE Zingare? Straniere? Meridionali? Forse anche no. Perché a minare gli “schemi” investigativi,, oltre a un aspetto e un abbigliamento non da nomade, c’è di mezzo pure l’ottimo dialetto triestino sfoggiato nell’occasione dalle due giovani - una sui 35 anni, l’altra poteva averne la metà - che l’altro giorno si sono rese autrici di un’odiosa truffa ai danni di un’anziana sola, riuscendo a rubarle circa 2.800 euro. È successo nell’abitazione della vittima, in via Negrelli.
Le due hanno agito da consumate attrici. La più esperta - capelli corti e corporatura media - ha suonato il campanello, l’anziana ha aperto e lei le ha detto di conoscere una ragazza che le avrebbe potuto dare una mano, accompagnandola fuori per le piccole commissioni quotidiane, fare la spesa o andare in farmacia. «La ringrazio ma sono ancora in grado di farlo da sola». Prima di vedersi richiudere in faccia la porta, però, la prima truffatrice ha chiesto un bicchier d’acqua. «Fa caldo, posso entrare un momento?». La vittima ha acconsentito. Dopo un minimo di chiacchiere cortesi ecco risuonare il campanello. Era la più giovane. Capelli lunghi, lisci e castani, magra. «Signora, guardi, è lei la ragazza di cui le parlavo». L’anziana ha declinato la seconda volta. Ma intanto, tra sorrisi e carinerie, pure la seconda truffatrice era riuscita a varcare la soglia di casa. A quel punto la più vecchia delle due ha preso la palla al balzo: «Ho una banconota da cento, me la cambia in tagli più piccoli?». La vittima è andata in camera da letto, ha tirato fuori una scatola di cartone in cui era custodito un portafogli. La subdola coppia l’aveva notato. Fatto il cambio con due pezzi da cinquanta, sempre la prima truffatrice ha chiesto di poter andare in bagno. La scusa le ha aperto un varco verso quella scatola di cartone, mentre l’altra era impegnata a distrarre l’anziana. Dopo pochi minuti i saluti, nel nome della massima cordialità e simpatia.
Una volta rimasta sola, tuttavia, la nonnina s’è accorta che, nella scatola, non c’era più un soldo. Immediatamente è andata a controllare un secondo portafogli che teneva in cucina. Vuoto anche quello. Tra uno e l’altro erano appena spariti 2.800 euro. Lucida, ha preso la cornetta del telefono di casa per chiamare il figlio. Era muto. Le due, infatti, l’avevano manomesso per prendere tempo nella fuga. L’anziana non si è persa d’animo e ha suonato alla vicina, telefondando da lì al figlio. Il quale ha subito chiamato il 113 raggiungendo la casa della madre con la Squadra volante. Delle due truffatrici non c’era più traccia. La Questura, alla luce di questo caso, torna a invitare la cittadinanza a stare in campana e in particolare le persone anziane sole a diffidare di ogni atteggiamento gentile da parte di chi è sconosciuto o si presenta come una vecchia conoscenza. A quel punto una telefonata alle forze dell’ordine o ai parenti, o una scampanellata ai vicini, non sono mai di troppo.
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