Usura e ricettazione, parte il maxi processo
di Franco Femia
Con la deposizione della parte lesa, Daniele Marinaz, è iniziato al Tribunale di Gorizia, il processo per usura e ricettazione nei confronti di 4 imprenditori. Tra gli imprenditori a giudizio per usura ci sono Livio Novati, 71 anni, titolare di una delle concessionarie storiche della città, Bruno Breda, 72, titolare di una ditta di impiantistica, Armin Hamatschek, 41, austriaco residente in provincia di Treviso, Silvio Sartor, 51, di Preganziol. C’è poi Michele Zuccarino, 58, di Savogna, che deve rispondere di ricettazione. Parte offesa è la famiglia Marinaz che per anni ha gestito una delle più note aziende agrarie del Monfalconese. Con l’avvocato Paolo Bevilacqua si sono costituiti parti civili, Angelina Pierina Montello, 75 anni, e il figlio Daniele Marinaz.
L’indagine che ha portato al rinvio a giudizio dei cinque è partita 9 anni fa da una denuncia-querela della famiglia Marinaz (il capostipite, Ladislao, è deceduto ed è stata la moglie, Angelina Pierina Montello, contitolare dell’azienda a costituirsi parte civile) dopo essersi trovata costretta a vendere un immobile di proprietà per tacitare, secondo l’accusa, le continue richieste di versamenti di denaro.
Le indagini hanno ricostruito un vorticoso giro di denaro che avrebbe coinvolto, a vario titolo, secondo le ipotesi accusatorie, gli imputati. Assegni soprattutto, che si sarebbero gonfiati via via che passavano di mano con tassi che arrivavano fino al 151% annuo. Secondo le ipotesi accusatorie Hamatshek, Breda, Sartor e Novati si sarebbero fatti pagare la somma di 366mila euro per lavori di ristrutturazione pari a circa 150mila euro. Poi, si sarebbero fatti promettere da Daniele Marinaz, figlio della Motello, il pagamento di 672mila euro con più assegni postdatati. Proprio da questi assegni sarebbe partito il ”carosello” che avrebbe costretto i Marinaz a vendere la loro azienda. I titoli infatti sarebbero stati utilizzati in operazioni di ”sconto” fra gli accusati e lo stesso Marinaz, con anticipi di somme contanti inferiori però fino al 70% rispetto al valore nominale.
E qui arriva la vendita dell’agraria di Aris. Doveva essere una vendita simulata che serviva a garantire i quattro del pagamento degli assegni per oltre 650mila euro emessi da Daniele e Angelina Marinaz e chiudere così il ”giro” con soddisfazione di tutti. L’agraria, del valore di un milione 215mila euro, fu venduta ad Hamatschek per un prezzo di dichiarato di 724mila euro, di cui ne furono pagati solo 373mila. Zuccarino deve rispondere di ricettazione per aver acquistato o ricevuto 4 assegni bancari che erano stati smarriti da un imrpenditore veneto e quindi oggetto di reato.
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