Usura, arrestati fratello e sorella
Da 10 anni avevano l’ufficio davanti al palazzo del Tribunale. Decine di prestiti a tassi dal 63 al 101%
Una finta finanziaria con l’ufficio davanti al Tribunale. Lì per dieci anni sono stati prestati soldi a tasso d’usura. L’hanno scoperta i finanzieri del Gico. Si chiama «Olimpen» e ha sede al primo piano dello stabile di Foro Ulpiano 6. I titolari, Maria Grazia Pontevivo e il fratello Luigi, rispettivamente di 72 e di 68 anni, da ieri mattina sono agli arresti domiciliari.
Sono stati raggiunti da un provvedimento di custodia cautelare emesso dal Gip su richiesta della procura. La donna non può uscire dalla sua casa di via del Cerreto 4/1, il fratello è bloccato nel proprio domicilio di Monfalcone, in via Smareglia 17 C. Non possono comunicare con nessuno se non con i rispettivi legali, gli avvocati Giancarlo Muciaccia e Valentina Montecchia. Gli stessi legali domani li assisteranno all’udienza davanti al gip in occasione dell’interrogatorio di garanzia.
La Guardia di finanza nella propria informativa parla di tassi dal 63 al 101 per cento annuo, ma per i legali il conteggio è incomprensibile. In questo senso la procura ha nominato un proprio consulente nella persona del dottor Mauro Marchetto. «Quelli esaminati non sono tassi usurari e il giro d’affari era molto modesto», afferma l’avvocato Muciaccia. Aggiunge: «Avevo chiesto che la mia assistita fosse interrogata sabato, non mi hanno risposto. L’hanno invece arrestata martedì».
La Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro dei beni e dei conti correnti dei due indagati. Maria Grazia e Luigi Pontevivo sono accusati a vario titolo di aver esercitato per oltre dieci anni attività finanziaria senza essersi mai premurati di richiedere l’autorizzazione o comunque di iscriversi nell’apposito elenco, e anche di aver prestato denaro a tassi particolarmente alti e dunque fuorilegge. Insomma, usura.
Per esempio, come emerge dal provvedimento cautelare, per ottenere un prestito di 980 euro un cliente ha dovuto sottoscrivere dieci cambiali da 125 euro l’una. Un altro, che aveva bisogno di 1975 euro, ha dovuto firmare dodici titoli per l’ammontare di 215 euro ognuno.
Sono decine i casi accertati dagli investigatori solo negli ultimi mesi riconducibili all’attività del due fratelli, tutti riguardanti somme mai superiori ai 2mila euro. In pratica piccoli prestiti chiesti da chi aveva bisogno di quei pochi euro per far fronte alle necesità quotidiane legate anche a situazioni di crisi economica oppure a causa di qualche imprevisto.
Ma in queste ore i finanzieri del comando di via Giulia stanno ricostruendo il giro d’affari della finta banca andando indietro negli anni. Contattano i clienti e domandano loro l’entità del prestito ricevuto e le modalità di pagamento. La lista dei frequentatori della «Olimpen», ufficialmente una società di leasing imobiliare, è stata trovata nell’ufficio dello stabile di Foro Ulpiano, una piccola stanza all’interno di un appartamento in cui hanno sede altre società, tra cui una che si occupa di consulenze fiscali. La perquisizione - disposta dalla procura - era scattata lo scorso 8 gennaio.
I finanzieri si erano presentati nell’ufficio della «Olimpen» e avevano portato via un buon numero di scatoloni e raccoglitori con le copie dei contratti e delle cambiali. Tutto questo era avvenuto davanti agli occhi alle impiegate dell’ufficio vicino a quello perquisito.
Nel frattempo erano stati messi sotto controllo i telefoni della società, ma anche le utenze personali dei due indagati. Così è emerso che anche dopo la perquisizione l’attività comunque continuava. C’erano i clienti che chiamavano e i fratelli Pontevivo che offrivano i soliti servizi: piccoli prestiti.
Alla fine è scattato l’arresto. «I fratelli Pontevivo? Mi hanno sempre dato l’impressione di essere brave persone. Li conosco da anni. Spesso arrivavano dei clienti ma l’ufficio era chiuso, così domandavano a me», ricorda stupita un’impiegata dello studio fiscale che si trova vicino alla finta banca. Poi aggiunge: «Sono qui da molti anni e quando sono arrivata l’«Olimpen» era già attiva.
Ma non avrei mai pensato che fossero arrestati con l’accusa di aver prestato soldi a tasso di usura». Ieri sulla porta della Olimpen era affisso un foglio: «Chiuso per ferie, per comunicazioni chiamare il numero 040/43824». Abbiamo provato a comporre quel numero, risponde una segreteria telefonica che invita a lasciare un messaggio dopo il segnale acustico. A quello stesso numero nel recente passato si sono rivolti numerosi clienti per ottenere un prestito.
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