Ursus via dal Porto vecchio per un check up in Arsenale

Ieri mattina il trasferimento con il traino di un rimorchiatore. Resterà in bacino “a secco” per un mese. Pertot: «Normale ispezione manutentiva». Nel 2018 il lifting
Il sindaco Roberto Dipiazza stava scrutando il Golfo dalla residenza municipale finchè il suo sguardo è incappato in un profilo familiare che stava muovendosi in mezzo al mare. Ha pensato al peggio: ovvero che il pontone galleggiante Ursus, il gigante ultracentenario ormeggiato tra il Molo IV e III, fosse in fuga, come già era accaduto alcuni anni fa.


Per fortuna l’allarme è presto rientrato: trainato da un rimorchiatore di Tripnavi, il colosso stava placidamente raggiungendo il bacino III nell’ex Arsenale, gestito da Fincantieri, dove resterà un mesetto “a secco” per un check-up che la venerabile anagrafe periodicamente reclama.


Lo racconta Fabrizio Pertot, l’imprenditore triestino che presiede la onlus “Guardia costiera ausiliaria”. Nel 2004 l’associazione aveva ricevuto Ursus in dono da Fincantieri, l’ultima proprietaria che decise di non demolirlo e di compiere così un gesto di liberalità. Nel 2011 la Direzione regionale per i beni culturali ne decretò l’interesse culturale «quale importante testimonianza di archeologia industriale ed elemento rilevante del porto e della città di Trieste».


«Normale ispezione manutentiva», dice Pertot sul soggiorno di Ursus nell’ex Arsenale. «C’è autentica passione attorno a questo monumento della meccanica», prosegue l’imprenditore, che ci tiene a ricordare l’impegno delle numerose aziende che si preoccupano della salute del popolare pontone: Tripnavi, Cartubi, Ocean, PetrolLavori, Nanto ... Cui si aggiungono le premure del Riina, degli ormeggiatori e di tutti i soggetti che nell’ambito portuale vegliano il vegliardo.


Pertot ricorda che la verifica, prevista in quest’ultimo scorcio dell’anno, potrebbe essere preparatoria del prossimo futuro di Ursus, su cui nel corso del 2018 dovrebbe concentrarsi un lifting milionario. Nei 50 milioni di fondi Cipe, destinati al Porto vecchio e gestiti dalla Regione Fvg, c’è un capitolo espressamente dedicato al pontone galleggiante: l’importo iniziale era addirittura di 5,5 milioni, poi ridimensionato a 3 milioni. “Guardia costiera ausiliaria” consegnerà Ursus all’Autorità portuale, che provvederà a bandire le gare per ristrutturare un muscolare apparato che, quando era in forma, riusciva a sollevare fino a 150 tonnellate. Con la finalità di farne, attraverso 38 mesi di cantiere, un bene culturale vero e proprio: il carenaggio, la messa in sicurezza dello scafo, la trasformazione della sala macchine in un museo, il refitting della gru. Soprattutto l’installazione di un ascensore in grado di arrampicarsi sui 75 metri in cui si svolge l’altezza di Ursus.


Un recupero sul quale non tutti - soprattutto a centrodestra - erano convinti. A cominciare dallo stesso Dipiazza che, quando lo ha visto navigare nel Golfo, forse ha intimamente sperato che Ursus avesse tagliato la corda. Risparmiando 3 milioni.


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