Uno spiraglio per il recupero dell’Ursus: a Trieste si fa avanti Balich, guru delle cerimonie olimpiche
In mancanza di fondi, per il futuro del reperto di archeologia industriale si valutano iniziative esterne. Il direttore artistico alle Olimpiadi si propone: «Posso farne un simbolo»
![Il pontone Ursus nell'area Cartubi del Porto Nuovo di Trieste. Fotoservizio di Massimo Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h0zgz55jv4nw3la2gs/0/copia-di-copy-of-image_144455882.webp?f=16%3A9&w=840)
Il percorso di recupero dell’Ursus, simbolo dell’attività cantieristica triestina, è (lentamente) iniziato. A distanza di quasi un anno dall’ultimo viaggio in mare del pontone verso l’area Cartubi del Porto Nuovo, dopo una fase di stasi, il Comune apre a possibili iniziative private per la valorizzazione del manufatto, posto che la sua destinazione futura – a terra o in mare – sarà condizionata dai prossimi sviluppi dei cantieri del Porto Vecchio.
Il Piccolo può anticipare di un primo interessamento del regista veneziano Marco Balich, noto a livello internazionale per la direzione artistica del Padiglione Italia di Expo 2015 e delle cerimonie olimpiche di Torino 2006, Sochi 2014, Rio 2016 e, prossimamente, Milano Cortina 2026.
![Marco Balich, veneziano, sarà il regista della cerimonia inaugurale di Milano Cortina 2026](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h103n1ujq7bkma129y/0/copia-di-copy-of-ssss.webp)
La visita
A confermalo è lo stesso Balich, che nei mesi scorsi era in visita in Porto Nuovo per sondare le condizioni dell’Ursus e valutare la fattibilità di un rilancio del pontone in chiave artistico-museale. «L’idea, che mi rendo disponibile a sviluppare – spiega Balich – è quella di trasformare l’Ursus in un simbolo di Trieste riconoscibile in tutto il mondo». Una sorta di «installazione artistica permanente», sulla falsa riga dell’Albero della Vita dell’Expo o del “Whale Shark” di Lusail in Qatar, entrambe sue creazioni. «Se c’è la volontà e la disponibilità delle istituzioni – dice – sarei lieto di occuparmene».
I contatti sono in una fase preliminare. La vicesindaca Serena Tonel conferma la «disponibilità a esplorare iniziative private per collaborare alla valorizzazione del pontone», che potrebbe o meno comprendere la proposta di Balich.Il recupero della gru galleggiante – più volte ipotizzata negli anni – richiederebbe un investimento di molto superiore alle risorse pubbliche a disposizione.
L’Ursus
Il pontone, di proprietà dell’Autorità portuale, staziona in area Cartubi ormai dallo scorso marzo, quando le sue aggravate condizioni ne avevano reso urgente il trasferimento dall’ex Arsenale San Marco. Terminato il salvataggio dell’Ursus (l’Authority se ne era fatta carico con 1, 1 milioni) la palla era quindi passata alle istituzioni (Comune in primis) chiamate a giocare il proprio ruolo di proprietarie morali del bene, e individuarne una destinazione definitiva.
Dove collocarlo?
![Il pontone Ursus adagiato nell’area Cartubi del Porto Nuovo, dove il manufatto è stato collocato lo scorso anno al termine dell’operazione di salvataggio e messa in sicurezza condotta dall’Autorità di sistema portuale. Fotoservizio Silvano](https://images.ilpiccolo.it/view/acePublic/alias/contentid/1h0n0rotvilmiuiecwt/0/ursus-jpg.webp)
Il tema è anzitutto quello della collocazione. Mantenere l’Ursus a terra farebbe venir meno il suo significato storico. Una destinazione naturale potrebbe essere quella del Bacino zero del Porto Vecchio, sebbene l’area sia interessata dal project di Costim; ma riportare il pontone in acqua (o su una piattaforma galleggiante), e avviarne una riqualificazione in chiave artistico-museale (come propone Balich) richiederebbe costi di realizzazione e manutenzione importanti.
I costi
L’ultimo preventivo per un progetto di questo tipo si aggirava sui 15 milioni, mentre al momento l’Ursus può contare su 6 milioni (3 milioni dal ministero della Cultura per la sua valorizzazione, più 2 milioni dall’Authority e uno dal Fondo Trieste). Non a caso a oggi tutti i bandi per l’affidamento del restauro sono andati deserti.
Per questo, «riteniamo opportuno – afferma Tonel – sondare la possibilità di interventi esterni tramite, ad esempio, partenariati o investimenti privati, certi che l’iconicità del pontone possa attrarre soggetti interessati a prendervi parte. L’Ursus – conclude – rimane un simbolo assoluto della storia di Trieste: è volontà condivisa recuperarlo e renderlo un monumento alla città». —
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