Ursus, svolta alle porte: entro due mesi il bando per i lavori di restyling

TRIESTE Quale futuro per l’Ursus? Del destino della gru asburgica s’è parlato a lungo, ma il 2020 potrebbe essere l’anno della svolta: entro febbraio l’Autorità di sistema portuale conta infatti di bandire la gara per la riqualificazione del pontone galleggiante. Un’operazione complessa, anche per le sfide poste dalla musealizzazione, destinata a costare oltre tre milioni di euro. L’Ursus è una delle poche chiatte con gru d’epoca rimaste in Europa, e con i suoi settanta metri di altezza è ormai uno dei simboli di Trieste.
Nel corso dell’ultimo anno è assurto a nuova notorietà dopo esser stato nuovamente occupato - a fine maggio - dall’ex titolare della “Voce della Luna” Marcello Di Finizio, tuttora accampato a bordo della struttura.
Cosa ne sarà in futuro? Negli anni scorsi s’era parlato di trasformare la gru in un locale galleggiante da collocare in Sacchetta, vicino al Parco del Mare tanto propugnato dalla Camera di Commercio.
Qualunque sia il futuro di quel progetto, al momento l’Ursus resta di pertinenza della stessa Autorità portuale, che l’ha ereditato dalla Guardia costiera ausiliaria e che potrà usufruire di finanziamenti statali per riqualificarlo. Dei 50 milioni stanziati da Roma per gli interventi in Porto vecchio, infatti, 47 sono gestiti dal Comune per tutte le opere di infrastrutturazione e recupero, come la creazione del nuovo polo museale al Magazzino 26. I tre milioni rimanenti verranno invece impiegati dall’Adsp per il rifacimento dell’Ursus e per la sua, per il momento teorica, musealizzazione.
Il problema è, spiega il segretario generale dell’Authority Mario Sommariva, che i fondi governativi non coprono tutti i costi: «Stiamo ragionando con gli uffici sugli interventi da fare e i tre milioni basteranno forse a coprire i costi della messa in sicurezza, di certo non quelli della musealizzazione». Per quanto onerosa si prospetti l’operazione, l’Adsp sta seguendo le procedure previste. «Entro febbraio bandiremo la gara», spiega Sommariva: «Non si tratta di un intervento semplice perché l’Ursus è una creatura unica. È un pontone, quindi è una nave, e ciò comporta una serie di interventi imponente, anche solo per metterlo in sicurezza». Quanto alla fase successiva, essa prevede appunto la trasformazione dell’Ursus da una suggestiva montagna di ferraglia galleggiante a uno spazio fruibile in senso turistico e culturale. Com’è ovvio, è un rompicapo non facile da sciogliere, vista la struttura non proprio user friendly del pontone.
Al vaglio anche la possibilità di collocarvi un ascensore, che pone però una serie di problemi tecnici altrettanto ardui da superare. Quanto alla sua destinazione finale, al termine di tutto il processo di rifacimento, è ancora tutta da vedere. Spiega infatti Sommariva: «Noi rimettiamo la struttura a nuovo, come impongono gli accordi, ma l’Autorità di sistema portuale non intende gestirla in futuro. La destinazione dell’Ursus dipenderà anche dai piani del Comune per lo sviluppo di Porto vecchio. E a seconda delle esigenze penseremo anche alle possibili forme di gestione della struttura». —
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