Ursus "salvato": sponsor cercasi per il maxi-conto

Attivato un canale per raccogliere donazioni di enti e cittadini. De Gioia: «Senza sponsor la gru rischia il declino»

TRIESTE. Il conto, alla fine, è arrivato. E si è rivelato anche più salato del previsto. Per coprire le spese del "salvataggio" dell'Ursus, ripescato in mezzo al golfo il 2 marzo scorso dopo la rottura degli ormeggi provocata dalla bora, saranno necessari 38mila euro («36mila per l'intervento di recupero - precisa Roberto De Gioia - e altri 2mila per il trasporto finale dall'Arsenale al Porto vecchio»), mentre per l'acquisto dei nuovi cavi, la sostituzione dei parabordi e la riparazion dei danni, ne serviranno altri 20mila.

Troppo per le casse della Guardia costiera ausiliaria che, incapace di far fronte autonomamente alla fattura, ieri ha fatto appello alla città: «Ci rivolgiamo ad imprese, istituzioni e, in generale, a quanti amano Trieste - ha esordito il presidente degli ausiliari De Gioia -. Solo con il loro aiuto riusciremo a pagare l'operazione di recupero del pontone ed assicurarne le necessaria messa in sicurezza. Senza contributi esterni, il destino dell'Ursus, icona di Trieste, sarà inevitabilmente segnato».

La caccia allo sponsor pubblico e privato, insomma, rappresenta l'ultima carta da giocare. Di qui la scelta di far leva sulla generosità dei triestini. «Abbiamo aperto un conto corrente con la Banca di credito cooperativo di Manzano, primo e finora unico soggetto ad averci appoggiato con una donazione di 2mila euro, su cui speriamo vengano effettuati versamenti a favore dell'Ursus - ha continuato De Gioia -. Ci appelliamo al buon cuore di tutti coloro che, come noi, sono convinti che lo storico pontone possa diventare per Trieste quello che la Torre Eiffel rappresenta per Parigi. Ursus costituisce un patrimonio da tutelare e difendere, ma un'associazione volontaria come la nostra da sola non ce la può fare.

Se vogliamo salvarlo quindi - ha concluso De Gioia - dobbiamo farlo tutti insieme». Invito sottoscritto anche dalla Tripmare, che attende ora il pagamento delle spese sostenute per il recupero: «La sicurezza, come tutti i settori - sottolinea la concessionaria dei servizi di rimorchio - ha un suo costo economico che la comunità deve accettare in quanto prezzo per la salvaguardia della vita umana in mare, degli operatori del porto e dei conseguenti riflessi sull'economia locale».

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