Ursus, per i 100 anni in dono un lifting al “San Marco”

Fra poco più di un mese il pontone entrerà in bacino per lavori di restauro. Finanziamenti arrivati da Regione e Soprintendenza, in tutto 270mila euro
Di Claudio Ernè
Silvano Trieste 11/07/2013 Ursus, conferenza stampa
Silvano Trieste 11/07/2013 Ursus, conferenza stampa

Nuove lamiere, fiamma ossidrica, forti mani di saldatori, vernice fresca. E una ventina di giorni da passare all’asciutto, all’interno di un bacino di carenaggio dell’Arsenale San Marco.

Fra poco più di un mese l’Ursus sarà sottoposto a un completo “maquillage” dello scafo costruito un secolo fa nello stesso cantiere e varato il 28 gennaio 1914. Poi il pontone gru, divenuto uno dei simboli della città, ritornerà in mare con l’abito “buono” della festa, perché nei prossimi mesi lo attendono molti appuntamenti importanti e molte decisioni sul suo futuro. Concerti, mostre fotografiche, brindisi auguranti, visite a bordo, un libro dedicato alle sue imprese in Adriatico ma soprattutto il nuovo ruolo di “testimonial” delle potenzialità turistico-commerciali della città e della regione.

Quale sarà questo nuovo ruolo lo spiega Fabrizio Pertot, l’imprenditore che presiede la Guardia Costiera ausiliaria del Friuli Venezia Giulia, l’associazione onlus che nel 2004 acquisendone la proprietà, è riuscita a salvare l’Ursus dall’ormai decretata demolizione. Le lamiere dello scafo, la gru girevole alta 75 metri e capace di sollevare 150 tonnellate, le macchine e le attrezzature di bordo, sarebbero state sciolto dal fuoco all’interno di un altoforno, cancellando per sempre un monumento dell’archeologia industriale triestina e mediterranea. Lo storico pontone gru che il porto di Genova ora esibisce come suo, è stato importato da Bremenhaven negli Anni Novanta dello scorso secolo per riempire il vuoto provocato dalla sconsiderata demolizione del “Maestrale”. L’Heinrich Langer, questo il nume dell’omologo dell’Ursus, ora attira turisti, ospita manifestazioni, fa da “location” ad eventi pubblicitari.

«Per celebrare i cent’anni di vita dell’Ursus abbiamo in programma a bordo del nostro pontone alcuni concerti. Uno corale e uno sinfonico con l’impegno di un’importante orchestra viennese», spiega Fabrizio Pertot. «Vogliamo richiamare l’attenzione su un monumento unico ma grazie a questa unicità e visibilità anche su prodotti di successo che le aziende italiane vendono all’estero. Tra questi il Prosecco che è già entrato in scena sulle nostre rive in occasione della Barcolana; stiamo mettendo a punto il programma di queste manifestazioni dettaglio con la Camera di Commercio e con i produttori».

Il periodo scelto è collegato al bel tempo. Dunque primavera inoltrata, perché nessuno ha dimenticato la fuga del pontone del marzo 2011, quando la bora con raffiche a 170 chilometri l’ora strappò gli ormeggi e sospinse il pontone dal Porto Vecchio verso il largo. Fu salvato dai rimorchiatori della Tripmare e la società presentò il conto per quella operazione: 30 mila euro che oggi il vertice della Guardia Costiera ausiliaria sta pagando a rate.

Non sfugge a nessuno che per organizzare manifestazioni promozionali lo scafo deve essere in perfetta forma. Senza “bugne” e senza segni di ruggine. I lavori di rifacimento, come dicevamo, si protrarranno per una ventina di giorni e costeranno 150 mila euro che la Regione ha stanziato in conto interessi più di un anno fa. «Abbiamo acceso un mutuo con le banche: di anno in anno quanto versato ci sarà restituito all’amministrazione del Friuli Venezia Giulia», precisa Roberto De Gioia che ha lasciato il ruolo di presidente della Guardia Costiera ausiliaria dopo dieci anni di impegno per assumere quello più defilato di vicepresidente. Altri 40 mila euro sono già stati spesi per il rifacimento completo della sala macchine e della cucina. Li ha versati il Comune. Altri 80 mila euro sono stati stanziati dalla Soprintendenza ai Beni storici, artistici e ambientali e dovranno essere adoperati per rimettere a nuovo la coperta ma soprattutto per riportare all’antico splendore i macchinari della gru. In sintesi per lavori collegati all’archeologia industriale di un pontone che dal luglio 2011 è diventato monumento nazionale. Non può essere demolito ma è ancora alla ricerca di un futuro che gli assicuri una effettiva sopravvivenza.

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