Uno squalo in mezzo ai bagnanti a Pelagosa
SPALATO. L’urlo ha squarciato improvvisamente quell’atmosfera distesa, la gente che godeva nuotando e scherzando nel mare a temperatura 23–24 gradi, sullo sfondo l’isolotto di Pelagosa (Palagruža). «C’è una pinna in mare. Tornate subito a bordo». Il gruppo di sei abitanti di Almissa (Omiš, regione di Spalato) ha reagito all’istante: sembrava fosse in atto una competizione tra chi saliva più velocemente sull’imbarcazione.
In un paio di secondi i giovani dalmati, ansimanti e pallidi in volto, si sono arrampicati sulla coperta della barca “Zmaj”, una paranza d’epoca di ben 111 anni, lunga 9 metri e mezzo, che stava partecipanto alla tradizionale regata velica “Rota palagruzona”, con partenza da Comisa, sull’isola di Lissa, tappa a Pelagosa e ritorno nella citata località isolana. L’inquietante episodio si è consumato sabato, con i sei di Almissa che hanno voluto fare un tuffo in mare, per rinfrescare il corpo e la mente in una giornata calda e afosa. Tre loro concittadini hanno preferito restare a bordo, risparmiandosi una disavventura (o quasi) che gli altri invece non dimenticheranno mai. A lanciare il drammatico allarme è stato il comandante e proprietario di questa stupenda barca da pesca costiera in legno, Ivo Peši„ Golub. «Ho notato qualcosa nelle vicinanze della superficie, un’ombra che si muoveva lentamente. Poi è emersa una pinna e ho capito che si trattava di uno squalo. Nuotava a pochi metri dal gruppo e credo proprio che non fosse un’altra specie, tipo un tonno. Ho urlato con tutto il fiato che avevo in gola e voglio dire che nessuno è stato colto dal panico. Sono stati velocissimi, magari impauriti sì e comunque nessuno si è fatto male».
Va rilevato che l’ultimo attacco di uno squalo all’uomo in Croazia si è verificato nel 2008 e nemmeno a molte miglia dall’accaduto di sabato. Parliamo dell’isola di Lissa, dove un pescatore subacqueo sloveno, Damjan Pesek, fu azzannato ad una gamba, probabilmente da uno squalo bianco. Venne trasportato all’ospedale di Spalato, dove gli furono applicati numerosi punti di sutura. Al momento dell’attacco, lo sloveno aveva alla cintola una ricciola, presa pochi minuti prima e ancora sanguinante.
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