Uno scavo di 45 metri quadrati per svelare il mosaico romano

Parte la prossima settimana l’indagine archeologica a cura della Soprintendenza Il funzionario: «Se vedrò danni dovuti all’uomo mi rivolgerò all’autorità giudiziaria»
Di Tiziana Carpinelli
Bonaventura Monfalcone-02.05.2016 Sopralluogo scavi sopraindente Marino-Via dei Bagni-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-02.05.2016 Sopralluogo scavi sopraindente Marino-Via dei Bagni-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Chi ha materialmente accostato una tessera all’altra fino a comporre quel sorprendente intreccio geometrico forse non lo scopriremo mai. Ma la Soprintendenza, sul pregevole frammento di mosaico affiorato a metà dicembre in via Bagni nuova durante la posa di un nuovo tratto di conduttura fognaria, vuole vederci chiaro. E così la prossima settimana, sotto sua direzione scientifica, avvierà l’indagine archeologica sul sito, da gennaio sotto tutela. Dopo il lavorìo dei mezzi meccanici saranno dunque le mani degli esperti della ditta gradese Archeo test (la stessa già attiva in municipio, cui è stato affidato da Irisacqua il delicato incarico) a scandagliare un’area di proprietà pubblica estesa quarantacinque metri quadri, nel sottosuolo. Il lacerto musivo cronologicamente si colloca, stando a una prima stima, tra il I e il III secolo dopo Cristo, in età romano-imperiale. Riaffiorato per soli cinquanta centimetri ha in quello scorcio tuttavia già svelato una serie di geometrie su sfondo chiaro, color pietra, in tutto e per tutto analoghe ad altri reperti trovati ad Aquileia e a Barcola. Si tratta di tasselli ben forgiati, indizio di un’opera importante che non poteva adornare una casa qualsiasi, bensì a una vera e propria domus.

Difatti, ad alcune decine di metri da quel ritrovamento, giorni fa sono venute alla luce anche le mura della villa, come appreso dal vicesoprintendente Domenico Marino, partito ieri alle 9 da Trieste appositamente per effettuare un sopralluogo in via Bagni nuova. «I reperti - ha spiegato - rappresentano ciò che resta delle strutture di fondazione di un edificio di epoca imperiale. Un’opera ponderosa. Tutta la parte sopraelevata è purtroppo andata perduta nel tempo, chissà quando...». La struttura muraria appare composta da grandi scaglie di pietra di tipo locale e dalla forma pressoché rettangolare. «Indubitabilmente mura pertinenti alla villa - prosegue il funzionario - in cui abbiamo individuato, dopo un piccolo scavo, anche frammenti colorati di intonaco che sono già stati avviati ai laboratori per una relazione, a conferma dell’importanza archeologica del sito. Inoltre, in stratigrafia abbiamo trovato anche ceramiche e altri oggetti che verranno lavati e restaurati, sperando possano risultare riconoscibili, cioè utili a capire qualcosa in più circa la datazione». Seguiranno rilievi planimetrici dell’area e sezioni.

Questa nuova struttura individuata, pertinente alla fondazione dei muri della villa romana, risulta «già danneggiata forse da precedenti lavori». In quel punto del sottosuolo si irrora una capillare rete di sottoservizi: gas, acqua e illuminazione. «Trovo curioso - afferma Marino - che nessuno, in quegli interventi, si sia accorto prima della presenza di questi manufatti». In ogni caso, per le mura compromesse, una loro visibilità al pubblico è azzerata dalla falda, lì piuttosto alta, che tende a ricoprire tutto.

Diverso è il discorso del mosaico, che si prospetta di superficie piuttosto ampia. «Dovessi accorgermi che è stato pesantemente danneggiato dalla mano dell’uomo - sottolinea il funzionario - valuterò senz’altro la segnalazione all’autorità giudiziaria». Le norme in materia sono precise: chi rinviene un bene culturale è tenuto a denunciarne la presenza entro 24 ore alla Soprintendenza, al sindaco o all’autorità di pubblica sicurezza. Della vicenda, lo si è appreso ieri, si stanno interessando anche i carabinieri, che stanno acquisendo informazioni in merito, come confermato dal capitano Daniele Panighello.

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