Università popolare di Trieste, parte il nuovo corso Comune ed esuli restano fuori dal Cda

Varato lo statuto dopo i timbri di Roma e della Regione. L’ira degli esclusi: «Imposizione gravissima e antidemocratica»
Lo storico palazzo di piazza Ponterosso che ospita il quartier generale dell’Università popolare di Trieste
Lo storico palazzo di piazza Ponterosso che ospita il quartier generale dell’Università popolare di Trieste

TRIESTE Il Comune di Trieste e il mondo degli esuli sono definitivamente esclusi dal Consiglio di amministrazione dell’Università popolare. La scelta, che cambia radicalmente il volto dell’ente di piazza Ponterosso, viene definita nel nuovo statuto appena approvato dall’organo commissariale dopo il via libera del ministero degli Esteri e della Regione.

Cristina Benussi è la nuova presidente dell'Università Popolare di Trieste
Cristina Benussi


A nulla, dunque, sono valse le richieste avanzate lo scorso febbraio sia da parte del Municipio che degli organismi degli esuli. La versione finale dello statuto prevede, infatti, che il Cda sia composto da cinque membri, di cui uno eletto dall’assemblea dei soci, due designati dalla Farnesina, uno dalla Regione e uno dall’Università di Trieste. «I componenti del Consiglio di amministrazione sono nominati per un periodo di quattro anni rinnovabile consecutivamente per non oltre due volte», indica lo statuto. Presidente e vicepresidente sono espressi dal Cda tra i suoi componenti nella sua prima seduta, da tenersi non oltre 15 giorni dal termine dell’elezione del suo componente elettivo, e durano in carica quattro anni.

Cristina Benussi è la nuova presidente dell'Università Popolare di Trieste
Cristina Benussi


Una beffa, quindi, per il Comune e per il mondo degli esuli, che si vedono relegati a un ruolo di minore peso nel neocostituito Comitato scientifico culturale, l’organo interno che verrà presieduto dallo stesso presidente del Cda e che sarà composto da due rappresentanti designati dall’assemblea dei soci, da un delegato indicato rispettivamente dal ministero dei Beni culturali, dall’Ince, dal Comune di Trieste, e da un altro ancora in rappresentanza del Comune di Muggia, dell’Ufficio scolastico regionale, del Conservatorio Tartini, della Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, del Collegio del Mondo unito, e dell’Unione Italiana. Il Comune di Trieste – peraltro socio fondatore dell’Upt – non è stato preso in considerazione neppure per la nomina del Collegio dei revisori.

Università popolare di Trieste, Benussi rimette il mandato
Foto BRUNI 05.09.2018 Università Popolare


«L’esclusione del mondo degli esuli dal Cda ma anche dalla fase di redazione dello statuto – dichiara amareggiato David Di Paoli Paulovich, il presidente dell’Associazione delle comunità istriane – è un atto verticistico e dirigistico, quando sappiamo che l’Upt non è un ente pubblico: ne andava condivisa la riforma». Di Paoli Paulovich, sottolineando anche il fatto che «l’Università popolare di Trieste sopravvive grazie ai finanziamenti destinati agli esuli», anticipa che «verranno fatte a questo punto delle valutazioni sulle conseguenze: l’approccio cambierà inevitabilmente. Per le comunità istriane questo è un modus operandi inaccettabile, un’imposizione poco democratica».

Non usa parole meno dure il presidente dell’Anvgd, l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Renzo Codarin. «È uno statuto deludente, non concordato con i portatori di interesse», sostiene: «Ha vinto la burocrazia, ma quando terminerà questo periodo di emergenza chiederemo un tavolo per rendere più attuale quello statuto».

Università popolare di Trieste, Somma si dimette da presidente
Fabrizio Somma


Aveva alzato la voce fin dalle prime indiscrezioni su una possibile estromissione del Comune di Trieste dal Cda il consigliere forzista Bruno Marini. «Il Comune è stato trattato in maniera vergognosa e c’è stata una totale dimenticanza del mondo degli esuli, ma – valuta Marini – quando fu lanciato l’allarme la reazione del Comune e della giunta è stata flebile. Avevo chiesto la convocazione urgente della Quinta commissione ma la presidente Manuela Declich ha tirato avanti settimane e poi, subentrata l’emergenza coronavirus, è andato tutto in cavalleria».

«Sono profondamente deluso dall’atteggiamento della Regione – aggiunge Marini – che dando l’ok a questo statuto è venuta meno al suo ruolo, pensando solo a se stessa senza tutelare il Comune e il mondo degli esuli. È una pagina nera per il Friuli Venezia Giulia e per chi in Regione, politico o burocrate che sia, ha trattato questa vicenda».

Commissariata l'Università popolare di Trieste
Lasorte Trieste 17/09/18 - Piazza Ponterosso, Sede Università Popolare


Come aveva già anticipato il commissario dell’Upt Francesca Adelaide Garufi, il nuovo statuto non prevede ci sia più un direttore generale, ruolo fino a pochi giorni fa ricoperto da Fabrizio Somma, mentre sono state introdotte due nuove figure: quella di segretario generale, preposto alle attività organizzative esterne e culturali, che resta in capo allo stesso Somma, e quella più strategica di direttore amministrativo contabile. Un incarico, quest’ultimo, assegnato a Mariella Magistri De Francesco, ex capo di gabinetto della Prefettura ed ex assessore provinciale, allo scopo di poter contare su una persona di alto profilo (si legga sotto, ndr) alla guida della parte economica di un ente e che negli ultimi anni ha evidenziato una situazione di tale gravità da portare appunto al suo commissariamento. La fase di emergenza da Covid-19 certamente rallenterà l’iter, ma il prossimo passo resta in ogni caso l’elezione del rappresentante dei soci e il conseguente insediamento del Cda.—


 

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