Università popolare, commissariamento in dirittura d’arrivo ed è caccia al presidente
TRIESTE. Il commissariamento in corso all’Università popolare sta per giungere al traguardo. La scadenza è prevista infatti il prossimo 31 marzo. Tale commissariamento - il primo nella storia dell’ente e iniziato nel dicembre del 2018 - aveva comportato l’immediato scioglimento degli organi statutari in carica. Inizia, dunque, la partita per la composizione del nuovo Consiglio di amministrazione che, a sua volta, indicherà il nome del nuovo presidente della storica realtà di piazza Ponterosso. Il commissario, l’ex prefetto Francesca Adelaide Garufi, e i suoi vice, Alessandro Paolini e Marzia Baso, stanno così per terminare i compiti assegnati alla gestione commissariale, cioè quello di assicurare il regolare funzionamento dell’ente, mettendo mano ai conti e risanando il bilancio, e quello di redigere un nuovo statuto.
«Siamo in dirittura d’arrivo», spiega Garufi: «Lo statuto è stato redatto e ora è all’esame degli organismi preposti. Voglio lasciare, anche dal punto di vista dei conti, la situazione in ordine, con il consultivo 2019 che stiamo vedendo di completare e un preventivo per il 2020. Ci potrà essere qualche margine di modifica dello statuto ma ritengo che entro fine febbraio possa essere approvato e poi adottato dall’Upt».
Garufi aveva già anticipato che, mettendo mano in particolare allo statuto, si andava a dotare l’Upt di organi più snelli. Infatti, la bozza dello statuto, inviata alla Regione e al ministero degli Esteri, prevede una piccola rivoluzione: spariranno dal Consiglio di amministrazione il Comune di Trieste, socio fondatore, quello di Muggia e il Conservatorio di musica Tartini, che fino al commissariamento esprimevano ciascuno un membro nel Cda.
Questi soggetti verranno inseriti in «un comitato scientifico-culturale allargato che era previsto anche nel vecchio statuto ma che non ebbe mai la luce - precisa Garufi - e che è utile per una sorta di consulto sulla programmazione didattica dell’ente, per vedere come indirizzare quelle attività che l’Upt svolge in modo tradizionale anche verso obbiettivi più innovativi».
Il Cda più ristretto, a questo punto, sarà composto da un membro delegato dalla Regione, due dal ministero degli Esteri, uno dall’Università e uno dai soci iscritti alla stessa Upt. Cinque consiglieri, quindi, che eleggeranno tra loro il presidente. Il nuovo statuto non prevede ci sia più un direttore generale, ruolo oggi ricoperto da Fabrizio Somma, che verrà sostituito da due nuove figure.
«La gestione - specifica l’ex prefetto - verrà rafforzata dall’introduzione di un segretario generale che si occuperà delle attività relazionali e culturali, e di un direttore amministrativo contabile». Una scelta, quella di dividere le responsabilità inerenti la parte culturale e la programmazione da quella contabile, che dovrebbe servire ad assicurare un maggior controllo sull’ente, a garanzia dei soci che hanno sofferto per primi la profonda crisi dell’Upt.
«Non c’è stato il dovuto rigore al fine di non correre il rischio di non vedersi finanziare i progetti», aveva valutato proprio Garufi.
Il bilancio 2018 dell’Università popolare evidenziava un “buco”, determinato dalle perdite iscritte a stato patrimoniale (tra perdita conseguita dall’esercizio e perdite pregresse) quantificato in 671.721 euro.
A ricoprire la carica di segretario generale sarà molto probabilmente lo stesso Somma. Quella di direttore amministrativo contabile, invece, potrebbe essere individuata tra gli attuali dipendenti dell’Upt ma potrebbe anche essere una nuova figura da introdurre nell’ente.
Non appena il nuovo statuto verrà adottato, Regione, ministero degli Esteri, Università e soci dovranno indicare i loro delegati, includendo in quella rosa di nomi il papabile presidente. Dalla Regione non arrivano al momento indicazioni in merito. L’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli si limita a spiegare che quella dell’Upt «è una partita sulla quale non ho avuto aggiornamenti recenti. L’ultimo incontro con Garufi risale a prima di Natale. In quella circostanza mi aveva dichiarato che l’attuale dirigenza era stata azzerata».—
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