«Università popolare, attività a rischio»
È possibile essere resi precari da una legge di Stabilità? In Italia sì. L’Università Popolare di Trieste, 102 anni di onorata attività, rischia di essere una delle vittime. L’istituzione triestina di riferimento per la minoranza italiana in Slovenia e Croazia ha scoperto di non essere così Popolare a Roma. E di colpo si è risvegliata pochi giorni fa senza 3milioni e mezzo di fondi. «Non posso crederci. La legge che ci finanzia non c’è», dice il presidente Silvio Delbello.
Ma cosa è successo?
È mancata la proposta di rinnovo della legge 7273 che finanzia le attività sia delle associazioni degli esuli sia della minoranza italiana che vive in Slovenia e Croazia. È una legge che viene rinnovata ogni tre anni. Scadeva quest’anno.
E se non verrà rinnovata?
Viene a mancare il finanziamento già per il 2013. Con il 31 dicembre questa legge finisce.
Di quanti soldi si tratta?
Per il 2012 il finanziamento era di 3 milioni e mezzo. A questi si sommano il milione di finanziamento del ministero degli Esteri e i 950mila euro della Regione Friuli Venezia Giulia.
Praticamente vi resta meno della metà dei soldi?
Ci restano due milioni. È come dire addio a gran parte della nostra attività.
A quando risale questa legge?
Al 1991, credo. Da allora è sempre stata rinnovata. Di tre anni in tre anni. Anche se i fondi sono stati progressivamente ridotti. All’inizio erano 6 o 7 milioni di euro. In pratica è già stata ridotta della metà.
E ora più nulla?
Spero si tratti di una dimenticanza. Un errore. Una disattenzione. In Italia succedono queste cose. Era il Consiglio dei ministri che doveva inserire la legge nel decreto.
A cosa servono tutti questi soldi?
I finanziamenti servono all'organizzazione dell'attività didattica in Istria, Quarnero e Dalmazia, all'acquisto di molti libri di testo e materiale vario per gli studenti che frequentano le 30 scuole di lingua italiana, alla realizzazione di eventi culturali (come il premio d'arte "Istria nobilissima" e l'ex tempore di Grisignana), ma anche per costruire e ristrutturare scuole, biblioteche, archivi e sedi delle comunità italiane che sono 52. Sosteniamo inoltre il Centro ricerche storiche di Rovigno. E l’Edit, la casa editrice della comunità italiana, che ha appena compiuto i 65 anni di attività.
La spesa più rilevante?
Un milione e mezzo viene speso per l’attività scolastica.
Qual è la collaborazione con la minoranza italiana?
Università Popolare e Unione degli italiani operano fianco a fianco a sostegno del gruppo etnico italiano residente nelle Repubbliche di Slovenia e Croazia.
Un ruolo rilevante?
Il nostro impegno è a favore della cultura, della diffusione e dell’insegnamento della lingua italiana. Attraverso l’Università Popolare di Trieste transitano i fondi per finanziare queste attività. Non abbiamo fondi propri. Per questo motivo senza il rinnovo della legge tutte le attività in essere finiranno in sofferenza tra qualche mese.
Esiste un modo per rimediare alla situazione?
A questo punto la Camera dei deputati deve approvare un emendamento alla legge di stabilità entro il 31 dicembre o varare una nuova legge.
Quindi?
Rivolgiamo un appello ai nostri parlamentari e alle istituzioni locali. Bisogna rimediare a questo errore.
Se ciò non avvenisse?
Non voglio neppure pensarlo, visto che noi svolgiamo un lavoro per conto del ministero degli Esteri. Altrimenti sarebbe a rischio l’attività delle nostre 30 scuole che grazie al nostro contributo attualmente sono considerate tra le migliori di Slovenia e Croazia.
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