Università Popolare ancora in rosso. Il “buco” si allarga a 671 mila euro
TRIESTE Il bilancio 2018 dell'Università Popolare di Trieste chiude con una perdita di 290.157 euro. Il documento relativo allo scorso anno evidenzia dunque per l’ente morale un altro esercizio pesantemente in rosso, che va a gravare su una situazione pregressa già molto critica. L'Università Popolare (Upt) è commissariata da un anno. «La revisione delle singole poste, attuata in funzione della redazione del bilancio - scrivono il commissario Francesca Adelaide Garufi, il suo vice Alessandro Paolini e il viceprefetto Marzia Baso - ha evidenziato sia la presenza di spese di anni pregressi a favore delle comunità, prive di possibilità di rendicontazione sui fondi contributivi, sia di crediti ritenuti ormai inesigibili, nonché di costi propri dell'ente sostenuti in precedenti esercizi». Nello specifico, nel 2018 l'Upt ha sostenuto costi per complessivi 1.177.891 euro a fronte di ricavi pari a 887.734 euro, derivanti dai contributi del ministero per gli Affari Esteri, della Regione, delle quote associative e dei corsi. Le ultime due voci, lo scorso anno, hanno subìto una riduzione.
È evidente che le vicende in cui è stata coinvolta l’Upt negli ultimi anni possono aver generato anche una disaffezione da parte dei soci. Dalle quote associative nel 2018 sono stati incassati 29.659 euro: l'anno precedente erano stati 33.272. I corsi hanno fatto introitare 316.983 euro, 27.814 euro in meno rispetto al 2017. I commissari specificano poi come alcuni crediti inseriti a bilancio «non rappresentino un'attesa di futuro incasso, ma importi comunque anticipati che attendono documentazione giustificativa». Il che lascia intuire che la perdita di disavanzo potrebbe diventare superiore ai 290.157 euro.
La relazione dei commissari indica che «nella situazione patrimoniale del bilancio de quo, si evidenzia una perdita di esercizi precedenti di 381.564 euro. Il totale delle perdite iscritte a stato patrimoniale (perdita conseguita dall'esercizio + perdite pregresse) risulta essere pari a 671.721. Tale perdita determina di fatto l'assorbimento del patrimonio netto dell'ente generando anzi un deficit patrimoniale di 139.052 euro».
Le cifre e le circostanze evidenziate in precedenza anche dai revisori dei conti, insomma, trovano fondatezza. Per coprire il "buco" quindi servono 671.721 euro. Difficilmente la gestione dell'ente riuscirà a ripianare autonomamente quelle perdite. Revisori e commissari sostengono ci siano state delle spese prive di possibilità di rendicontazione, ma a oggi non c'è un responsabile per quella gestione. La sensazione è che a rimettere quei soldi nelle casse dell’Upt saranno la Regione e il Ministero, dunque i cittadini. —
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