Università di Trieste, una petizione di mille firme per riaprire il bar di Farmacia
TRIESTE Riaprite il bar di Farmacia del Campus di piazzale Europa. È la richiesta contenuta in una petizione - indirizzata al rettore, al direttore generale, ai componenti del Senato accademico e del Cda - che in meno di un mese ha raccolto più di mille firme tra studenti, docenti, direttori di Dipartimento e tecnici amministrativi dell’Università di Trieste. Fino al 2014, il Campus di piazzale Europa poteva contare su quattro bar, che si sono ridotti a tre con la chiusura del bar dell’edificio di Economia, un paio d’anni fa. Dal giugno scorso è stato chiuso anche lo storico bar all’interno dell’edificio A: all’inizio si parlava di una serrata di una trentina di giorni per il cambio gestione, ma il locale non ha mai riaperto. Due soli bar in tutto il comprensorio non sono in grado di far fronte alle necessità della cospicua massa di persone che studiano e lavorano nel Campus: il risultato sono un sovraffollamento e delle code interminabili nelle ore di punta, che hanno portato molti utenti a ricorrere al bar esterno all’Università, quello accanto al benzinaio sito dall’altro lato della strada, che però a differenza dei bar del Campus pratica prezzi di mercato. Il che significa, per esempio, che un caffè - anziché 65 centesimi - viene a costare un euro e dieci.
«Con questa petizione abbiamo voluto evidenziare il forte malcontento per questa situazione non solo da parte degli studenti, ma anche dei professori e dei tecnici amministrativi, che non possono uscire dal perimetro dell’università per prendersi un caffè - spiega Eugenia Urso, rappresentante degli studenti in Senato accademico e a Giurisprudenza -. I due bar ancora presenti nel comprensorio, quello nell’edificio H3 e quello in C2, nelle ore di punta scoppiano, tanto che non si riesce neppure a entrarci».
Per decenni, si sottolinea nella petizione, il bar all’interno dell’edificio A (prima nel lato di Giurisprudenza e poi nel lato di Farmacia) ha fornito un servizio straordinario, garantendo a chi studia e lavora in università un punto di ristoro nei momenti di pausa tra i vari impegni quotidiani. «È sempre stato un luogo piacevole di ritrovo e di socialità, dove trovarsi e festeggiare assieme ad amici e parenti le lauree, oppure rinfrancarsi durante i periodi di preparazione degli esami», evidenzia Urso. «La petizione è partita dagli studenti di Giurisprudenza perché quello è sempre stato il loro bar di riferimento - dice Martin Iurilli, presidente del Consiglio degli studenti -. Ma la necessità di riaprire almeno un altro bar all’interno del Campus è un dato oggettivo, perché i due attualmente attivi sono sempre affollatissimi e ci sono code anche per prendersi un caffè, figurarsi per mangiare qualcosa in pausa pranzo. Senza contare il fatto che lasciare uno spazio inutilizzato è uno spreco di risorse».
Anche chi studia in altra sede è solidale con i firmatari della petizione: «Capiamo perfettamente il problema - dice Sara Bucciarelli, studentessa dello Iuslit e rappresentante degli studenti in Senato accademico -. Anche noi della Scuola interpreti abbiamo affrontato una situazione simile prima con il bar all’interno della nostra sede di via Filzi e poi con la chiusura della mensa ferroviaria, che era il luogo delle nostre pause pranzo». Ma come si è arrivati a questa situazione? «Non si tratta di scarsa volontà da parte dell’ateneo», specifica il rettore Maurizio Fermeglia, ricordando che tutti gli edifici di piazzale Europa non sono di proprietà dell’ateneo, ma del demanio civile. «È il demanio a determinare il prezzo d’affitto dei locali di proprietà: noi abbiamo chiuso da tempo la gara per l’assegnazione dell’appalto, decretando i vincitori. Ma l’azienda aggiudicataria non può accettare un affidamento senza conoscere i costi d’affitto, che dev’essere il demanio a stabilire. Finché non otterremo risposte in merito la situazione rimarrà bloccata. E dispiace anche a me, perché mi farebbe piacere potermi prendere un caffè al bar sotto il mio ufficio» conclude il rettore, che dice che comunque sfrutterà la petizione per fare pressione sul demanio.
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