Università, Bravar (Ital-Tbs) nel cda

Gli altri esterni sono la dirigente della Regione Del Bianco, e i manager Rollo e Giadrossi. Slitta l’inaugurazione dell’anno accademico
Di Gabriella Ziani
Foto BRUNI Trieste 31 01 2011 Università Trieste:innalzata la bandiera "Scuola Pubblica"
Foto BRUNI Trieste 31 01 2011 Università Trieste:innalzata la bandiera "Scuola Pubblica"

L’Università ha il suo nuovo Consiglio di amministrazione. Molto nuovo, in quanto per la prima volta entrano nel più importante organo decisionale membri esterni della “società civile”, che si sono liberamente candidati, in 12 più due indicati dalla Regione, per quattro posti. Sulla base dei loro “curricula” ieri il Senato accademico ha votato i prescelti. Avendo comunque una sola opzione separata, appunto, fra i due messi in lista dalla Regione. Rigidamente in ogni caso “quote rosa” da rispettare, la Regione aveva indicato un lui e una lei, e il Senato ha seguito lo stesso criterio.

Chi sono i nuovi assoluti? Un supermanager della Fincantieri (fino al 2011) con responsabilità nel servizio studi e ricerca, il direttore centrale del servizio cultura della Regione, il fondatore e amministratore delegato di un’azienda triestina di enorme successo, una manager d’azienda con esperienza internazionale.

Entrano dunque nell’organo più decisionale dell’ateneo Diego Bravar, il creatore della Ital-Tbs, l’azienda quotata in Borsa e ormai con un assetto ampiamente internazionale, che produce apparecchiature per la sanità; Pier Cipriano Rollo, fino al 2011 direttore centrale del Servizio studi e strategie d’impresa e gestione della ricerca in Fincantieri; Nicoletta Giadrossi, manager d’azienda triestina che ha lavorato a Oslo, Le Havre, Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Londra, Boston oltre che in Italia a Firenze e Roma; e come inviato della Regione è stata votata Anna Del Bianco, neodirettore centrale Cultura e sport per Debora Serracchiani.

Le “new entry” che devono questa possibilità alla riforma Gelmini e di conseguenza al nuovo statuto dell’ateneo incontrano nel Cda i due studenti eletti in una tornata precedente e i quattro membri interni eletti pochi giorni fa: la chirurga Marina Bortul professore associato, il ricercatore di area umanistica Sergio Zilli, il docente ordinario di Tecnologia del materiali Valter Sergo e per il personale tecnico e amministrativo Maurizio Florio, responsabile delle Risorse elettroniche dell’ateneo. In testa a tutti qui come in Senato siede il rettore Maurizio Fermeglia. Pienamente soddisfatto dell’esito di questo lungo processo che si conclude proprio alla vigilia dell’avvio del nuovo anno accademico: «Nel voto serviva la maggioranza qualificata dei due terzi, c’è stato dibattito ma è prevalsa la linea di scegliere persone rappresentative ma molto legate al territorio, e abbiamo scelto bene: l’internazionalizzazione con Giadrossi, la cultura con Del Bianco, il sistema manifatturiero triestino al suo massimo livello con Rollo ex della Fincantieri e Bravar della Ital-Tbs. Massima soddisfazione».

Esclusi dal Cda restano alla fine i candidati Eugenio Ambrosi, Massimo Cessari, Elisabetta Cividin, Enrico Conte, Stefano De Monte, Giorgio Gerometta, Omero Leiter, Nicola Pangher, Paolo Privileggio, Nicola Manfren (per la Regione).

E così ieri il Senato ha ratificato anche l’elezione degli interni e la struttura di governo è pronta a entrare in azione. Resta un tassello, ma si è deciso di riparlarne col nuovo anno: si appena concluso il bando per “reclutare” un nuovo direttore generale, il cui ruolo è legato a quello del rettore. Fermeglia, che è rettore dallo scorso agosto, ha prorogato l’incarico a Gianni Penzo Doria fino al 31 dicembre.

Per 700 docenti, 700 tecnici e amministrativi, 4000 e più matricole, i circa 20 mila studenti si dovrebbe dunque inaugurare l’anno accademico. Ma c’è un “ma”. Fermeglia: «Ho deciso che l’inaugurazione ufficiale la facciamo nel 2014. Non per motivi nostri, ma perché non riusciamo ad avere conferme da Roma su quale esponente politico può partecipare. Da un lato è scelta molto delicata, dall’altro le risposte che riceviamo sono troppo interlocutorie a causa della delicata situazione politica in corso».

Insomma, tutti restano fissi a Roma a vedere quel che accade nella baraonda che c’è, con la paura di allontanarsi per un giorno (e se cade il governo?), e così stavolta l’Università decide di posticipare l’evento. Il rettore però sta pensando a una svolta anche in questo campo: «Credo che dal prossimo anno non inviteremo più esponenti di governo o parlamento, i politici facciano i politici e possibilmente meglio, e noi faremo da soli quello che sappiamo fare».

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