Università: «Bilancio attivo? Un’illusione»
L’Università chiude il bilancio consuntivo 2013 con un attivo. Ma spegnete pure il sorriso che vi sale alle labbra - questo ha detto il rettore Maurizio Fermeglia ieri mattina ai membri del Consiglio di amministrazione che comunque hanno approvato il documento. È il secondo “bilancio economico” della storia dell’ateneo, che cioé va per anno solare e ha tutti i criteri di una contabilità aziendale. L’utile complessivo è risultato di 11,7 milioni di euro con un incremento di 2,9 rispetto agli 8,8 del 2012. Insomma, +30%, cosa che sorprende tenendo conto del costante stato di emergenza economica in cui si dibattono le università, e questa non meno delle altre. Fermeglia ha avvertito: si tratta di introiti straordinari non automaticamente replicabili, il Fondo di finanziamento ordinario dallo Stato cala (-3,9% per il 2013) ed è calato anche, in valore, l’introito da immatricolazioni: -4,4%. E questi sì sono dati strutturali, non eccezionali.
Ecco come le buone notizie sono state, con onestà, svestite delle loro piume brillanti. «La presenza di un tonico e vivace segno positivo sul saldo finale - ha detto Fermeglia al Cda, rivendicando l’importanza dei consuntivi come dovuto rendiconto alla comunità - un certo relax lo induce. Immagino che, leggendo il risultato economico, a molti di voi sia spuntato un involontario sorrisetto. Lo capisco e se vi può confortare è successo anche a me. I soldi, è vero, non fanno la felicità, ma un po’ di allegria anche sì». Una premessa cui è seguita la gelata.
Ha proseguito Fermeglia: «Sorrisi? Sì, ma ci stiamo sbagliando. Guardando i numeri con più attenzione, abbiamo buoni motivi per quantomeno attenuare la nostra allegria. Se dall’utile netto togliamo i componenti finanziari e soprattutto i componenti straordinari che sono “una tantum” e irripetibili - ha detto il rettore - osserviamo che il risultato, il margine operativo, è in decremento rispetto al 2012 del 3,3%, passando da 15,4 a 14,8 milioni di euro». Di più: una fetta di risparmio, 2,6 milioni di euro, è derivata dal rinvio di costi ai prossimi anni e bilanci, il che va ascritto «a inefficienza». Un utile, insomma non di bel colore. Ci sono 9,1 milioni che aspettano di essere spesi, e giacciono inutilizzati. Utile fittizio, dunque. E Fermeglia ha detto che bisogna «migliorare la programmazione, e soprattutto realizzare ciò che si è programmato, cosa su cui stiamo già lavorando piuttosto duramente».
A questo punto il Consiglio di amministrazione avrà spento il sorriso. Spiegazione del risultato negativo: «Il calo - ancora Fermeglia - è determinato dal peggioramento del livello dei ricavi, in termini reali ridotto dell’1,3%, pari a 2,2 milioni di euro, spinti verso il basso dalla forte riduzione dei trasferimenti ministeriali (-3,9%) a cui si aggiunge una dinamica negativa anche sul fronte delle immatricolazioni che registrano una riduzione del 4,4% in valore». Cala insomma con costanza quanto dà lo Stato, e cala anche la contribuzione degli studenti, i due pilastri economici. Tutto ciò con conseguenze dirette: la riduzione dei costi operativi, dell’1,1%, è andata a carico soprattutto «dell’ulteriore riduzione dei costi del personale docente, pari al 2%, mentre è rimasto invariato quello per il personale tecnico-amministrativo». Ma a pagare sono stati anche i docenti esterni, quelli “a contratto”, ingaggiati molto di meno (risparmio di 700 mila euro, da quasi 2 milioni a 1,3). Per il rettore è nella riorganizzazione il senso principale della riduzione dei costi e della “spending review”, «termini - ha rimproverato - che altri hanno usato e abusato negli ultimi tempi».
Dove Fermeglia ha voluto alzar bandiera senza preannunciare che è subito necessario ammainarla è invece sulla «sostanziale tenuta dei livelli di risultato» in campo gestionale, e in particolar modo sul fatto che «il costo per assegni di ricerca risulta, dal bilancio 2013, incrementato di quasi 1 milione di euro rispetto all’anno prima, il che in termini concreti significa - ha sottolineato - 32 assegnisti in più, 32 giovani a cui abbiamo dato la possibilità di fare ricerca, un investimento nei giovani per disegnare concretamente il futuro della nostra università, il nostro contributo al futuro del territorio e del Paese».
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