Unità d’Italia. Trieste si fa tricolore, ma la Lega diserta

Centinaia di bandiere sulle facciate delle case. Ingresso gratuito ai musei statali. Seduta solenne in Comune, ma il Carroccio non partecipa

Sferzate dalla pioggia, inzuppate d'acqua, ma ben visibili, alle finestre. Centinaia di Tricolori da ieri mattina hanno iniziato a comparire sulle facciate della case del centrocittà, affiancandosi a quelli esposti sugli edifici pubblici e all'interno di molte vetrine. Per Trieste è un'antica tradizione, il segno esplicito del sentimento di italianità che si rinnova tacitamente anche quando i tempi sono bui e il futuro si annuncia minaccioso. "Vorrei esporre il Tricolore come ho sempre fatto negli appuntamenti con la Storia» afferma Immacolata Mioni - Ressel, 86 anni, pronipote di Giuseppe, l'inventore dell'elica e figlia di Oreste Mioni, l'irredentista garibaldino che alle 13.55 del 30 ottobre 1918 inalberò il primo Tricolore sulla Torre del Municipio. Con lui Donato Banelli, Italo Gallo, Franco Timeus ad altri patrioti gridarono dall'alto "Viva l'Italia".

La guerra era finita e l'Impero degli Asburgo era stato sconfitto. «Ho sempre esposto la bandiera alla mia finestra nelle grandi occasioni. Mi ricorda papà» afferma Immacolata Mioni Ressel. «Per la Festa dei 150 anni dell'Unità d'Italia non potrò farlo. Purtroppo tutte le finestre del mio appartamento guardano su un cortile interno, dove gli altri inquilini posteggiano le auto. Non sono finestre da bandiere. Quasi nessuno le vedrebbe e il Tricolore a Trieste va esibito nei grandi spazi, dove gli occhi di tanti possono osservarlo». Perché il Tricolore sia visto e "segni" questa giornata storica per il nostro Paese, la Lega nazionale ne ha messi a disposizione gratuita dei triestini un buon numero. «Sono duemila, un metro di larghezza per uno e mezzo di lunghezza» spiega l'avvocato Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega. «Nelle ultime ore nella nostra sede molti cittadini hanno fatto la fila per riceverli in dono. Ne abbiamo ancora 200 che metteremo a disposizione nel giorno dell'anniversario dei 150 anni. Saremo al Museo del Risorgimento. Confidiamo comunque che i dodicimila Tricolori distribuiti in città nel 2004, per il Raduno nazionale degli alpini, vengano esposti alle finestre».

All'iniziativa "patriottica" della Lega nazionale si affianca quella commerciale di Serena Nordio, titolare del negozio di via San Giorgio specializzato nella confezione e nella vendita di bandiere, stendardi e gagliardetti. «Dall'inizio della settimana stiamo vendendo cento tricolori al giorno. La richiesta è molto alta e siamo soddisfatti. Un tricolore da finestra, 60 centimetri per un metro, lo vendevamo a 13 euro. Per questa occasione ne abbiamo ribassato il prezzo a 10. Qualcuno non si è accontentato di questa misura standard e ci ha ordinato una bandiera realizzata su misura: due metri per tre, prezzo, 50 euro, pagato senza battere ciglio». Ma c'è anche chi il Tricolore lo conserva religiosamente da generazioni in un grande cassetto posto alla base di un armadio. Ida Luppi, 86 anni, ricorda le manifestazioni dell'immediato dopoguerra allle quali ha partecito quando Trieste era amministrata dal Governo Militare alleato e gli italiani scendevano in piazza per manifestare i loro sentimenti e la volontà di rientrare a far parte della Madrepatria.

«Tre grandi Tricolori sono sempre in quel cassetto, pronti per le occasioni più importanti. Li proteggo con la naftalina e con la canfora, perché le bandiere di un tempo erano tessute in lana, non in fibre sintetiche senz'anima e senza corpo. Questi Tricolori sono stati esposti alle finestre di casa mia, in via Carpaccio in tutte le occasioni in cui dovevamo difendere l'italianità di queste terre. Le esporrò alla finestra anche per questa occasione perché oggi c'è chi vorrebbe spezzare questo Paese, dividere il Nord dal Sud. Nel dopoguerra, all'epoca del Gma, tanti pugliesi e tanti altri italiani di diverse regioni, hanno lottato anche in piazza per la nostra Trieste». In piazza dell'Unità, anzi sulla torre del Municipio, un Tricolore era stato fatto sventolare il 4 novembre 1953. I poliziotti inglesi erano intervenuti e lo avevano rimosso. Molti triestini giovani e non avevano protestato vivacemente. Il 5 e il 6 i soldati di Sua Maestà britannica avevano sparato sui manifestanti assassinando sei triestini. Gli ultimi Martiri per il Tricolore.
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