Unioni gay, il sindaco scrive a Renzi «Serve una legge»
Soltanto l’approvazione di una legge del Parlamento potrà porre fine alla situazione confusa e conflittuale sul tema delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Ne è convinto il sindaco Roberto Cosolini che anche dopo quanto accaduto nella vicina Udine per tentare di chiarire la situazione e il comportamento da tenere in caso di simili richieste ha scritto una lettera al premier Matteo Renzi e al presidente dell’Associazione nazionale Comuni d’Italia, Piero Fassino.
«La notizia dell’avviso di garanzia al collega sindaco di Milano Giuliano Pisapia e più recentemente la decisione del collega sindaco di Udine Furio Honsell di ricorrere al Tar contro l’annullamento della trascrizione effettuata dal comune del capoluogo friulano di un matrimonio tra due persone dello stesso sesso celebrato all’estero (si tratta di una donna udinese e una sudafricana che vivono a Bruxelles, ndr.) - esordisce il primo cittadino di Trieste - mi inducono a scrivervi per ribadire con forza la necessità di cui, sono certo, siete già pienamente consapevoli entrambi, di accelerare l’approvazione di una legge che regolamenti la materia in oggetto. Se ai due colleghi va la mia solidarietà perché con la loro iniziativa hanno inteso assumere la funzione di garanti dei diritti dei propri concittadini - continua Cosolini - è evidente che il tema in questione, delicato e complesso al tempo stesso, non possa continuare ad essere gestito a colpi di sentenze».
Il sindaco chiama in causa la crisi, certamente economica, ma anche antropologica e strutturale che stiamo attraversando e che impone «di non abbassare la guardia sui diritti civili, che esprimono la capacità della comunità di risultare pienamente accogliente verso tutte e tutti, garantendo a ciascuna e a ciascuno piena libertà di espressione anche del proprio orientamento sessuale». E a questo proposito fa riferimento all’articolo 3 della Costituzione che afferma che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Rivolgendosi sempre a Renzi e a Fassino, il sindaco conclude così la lettera: «Vi chiedo perciò di adoperarvi, nelle rispettive funzioni, affinché venga finalmente approvata una legge che dia una risposta idonea alle richieste relative alla regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso. Solo così si potrà porre fine ad una confusa situazione di conflittualità giuridica e istituzionale e si darà certezza di diritto ai nostri cittadini».
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