Unicredit trova l’accordo su esuberi e assunzioni
MILANO. Unicredit chiude coi sindacati l'accordo sugli esuberi previsti dal piano: 3.900 uscite su base volontaria, 1.300 assunzioni e la stabilizzazione di 600 contratti di apprendistato. Esuberi aggiuntivi alle 6mila uscite già stabilite in precedenza, conseguenza della volontà di chiudere oltre 800 filiali nell'ambito del piano industriale di rilancio. Intesa raggiunta su inquadramenti, cassa sanitaria e sul premio 2016 (600 euro in contanti e 800 sotto forma di welfare).
In questo quadro Unicredit accompagna anche Trieste alla pensione anticipata. Non sta scritto nell'accordo, ma lo scivolo volontario per l'uscita verrà proposto, in primis, a tutti i dipendenti coi capelli bianchi. E la popolazione aziendale del territorio, in particolare del capoluogo regionale, è fatta di lavoratori di lungo corso. Si capisce, ammettono i sindacati a denti stretti pur sottolineando la bontà dell'intesa: «Saranno 15 o 20 anni che la banca non assume. Agli sportelli l'età media oggi è tra le più elevate d'Italia, tra i 50 e 55 anni». A Trieste ci sono una trentina di filiali Unicredit, eredità dell'ex Cassa di Risparmio, ci lavorano circa 300 persone. Ci vorranno tre mesi per dirsi addio, maggio è la prima tappa dell'esodo in cambio di un premio-incentivo di tre mensilità aggiuntive che si sommano al sostegno - fino alla pensione e per massimo di 54 mesi - del fondo di solidarietà dei bancari, rifinanziato dal governo.
Ma tutto è ancora da decidere, ripetono i sindacati. «Piano del tutto volontario, non ci saranno forzature», annota Claudio Tedeschi (Fabi provinciale). «Il nostro mestiere è molto cambiato. Tanti clienti dialogano con la banca quasi solo online. Non è un tramonto ma un'evoluzione del mondo di fare banca». Il piano Unicredit prevede infatti, a fronte di un risparmio di 1,1 miliardi di euro sul costo del personale, investimenti per 1,6 miliardi per rafforzare l'infrastruttura informatica e rendere la banca sempre più digitale. E probabilmente l'architettura virtuale avrà bisogno di bancari 2.0. Ai 3.900 esuberi a livello nazionale corrispondono 1.300 assunzioni. Un bancario su tre sarà sostituito in una sorta di ricambio generazionale che dovrebbe dare ossigeno al futuro della banca.
Tuttavia, visto che l'accetta di Unicredit si abbatte su 800 filiali circa, si tratta di nuove posizioni alternative allo sportello. Il nuovo piano Unicredit, che da domani si alimenterà dal maxi aumento di capitale di 13 miliardi richiesto al mercato, farà perciò leva sulle filiali operative vicine alle grandi aree produttive. «L'idea della banca è tenere le filiali che dimostrano di essere in utile. È chiaro che le sedi più interessanti sono quelle che lavorano con le medie e grandi aziende», dice Roberto De Marchi, segretario regionale First Cisl. Marcello Gianbruno, del direttivo del coordinamento Fabi in Unicredit, si dice soddisfatto: «Trattativa molto impegnativa ma conferma le buone relazioni sindacali con la banca. Abbiamo concordato un piano di esodo condiviso e su base volontaria. Coi tempi che corrono in campo bancario possiamo parlare di ottimo esito». Inoltre per i sindacati nell'orizzonte triennale del piano è stata data garanzia che non si procederà a nuovi esuberi o piani di uscita.
Sull'impatto regionale impossibile sbilanciarsi: «Troppo presto per ipotesi o previsioni. L'importante è che nessun lavoratore sarà mandato via a forza. E i contratti di 600 persone verranno stabilizzati insieme con le nuove assunzioni. È un segnale positivo che l'azienda riconosce 800 euro come welfare del dipendente». I sindacati bancari regionali si incontreranno a breve per fare il punto, non solo a tutela del lavoro, ma anche per salvaguarda il rapporto con la clientela. Per i clienti che troveranno la serranda abbassata della propria filiale non ci saranno spese di trasferimento, sempre che continuino ad affidare il proprio salvadanaio in Unicredit.
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