«Unicredit pronto a espandersi a Est»

L’amministratore delegato Ghizzoni inaugura l’ufficio internazionale di Sofia: «Il mercato premierà le banche forti»
Di Stefano Giantin

SOFIA. Un luogo privilegiato per le imprese straniere, non solo italiane, per tastare il terreno prima di sbarcare nel Paese per investire o produrre. Due piani in pieno centro a Sofia, dedicati all’internazionalizzazione delle aziende. In pratica, il proprio posto al sole in Bulgaria, prenotabile online, con una speciale app per smartphone. È innovazione – ma anche un ritorno al ruolo antico degli istituti di credito, quello di aiutare le imprese a muoversi con maggior agilità sul territorio grazie al know-how delle banche - la parola d’ordine del progetto lanciato ieri a Sofia da Unicredit. Unicredit, il più importante gruppo bancario europeo, ha inaugurato a Sofia il suo “International Center”, un «hub destinato a sostenere», gratuitamente, «la clientela che svolge attività di business nel Paese» o che vuole internazionalizzare in Bulgaria.

Nel pieno centro della capitale, Unicredit Bulbank, il braccio locale del colosso bancario, ha ristrutturato un grande edificio in vetrocemento con l’appoggio di Italcementi, trasformandolo in un gioiellino del design italiano. Per gli imprenditori, italiani e non, sono a disposizione spazi riservati per riunioni d’affari, consulenza per il set up societario, uffici temporanei gratuiti per le aziende che non hanno ancora base in Bulgaria, assistenza per partnership. Insomma, come ha sottolineato l’istituto di credito italiano, un «palazzo dedicato ai rapporti internazionali». Se il progetto avrà successo – ed è il primo realizzato con questo concetto innovativo», parola dell’amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni -, sarà poi replicato altrove.

Bulgaria, ha sottolineato ieri Michele Amadei, head of Corporate, Investment e Private Banking di Unicredit Bulbank, che è un Paese interessante per le imprese, soprattutto in alcuni settori come le costruzioni, l’immobiliare, le rinnovabili, alimentari, pelletteria, automotive. Interessante anche per la competitività, la tassazione al 10%, il cambio stabile con l’euro, i costi, bassi, come quello medio del personale, circa 430 euro lordi al mese. Ma in Bulgaria, ha assicurato Amadei non si va per delocalizzare. «Non mi ricordo di un caso di impresa che ha chiuso in Italia» per venire in Bulgaria. Ci sono invece esempi di successo di aziende che hanno internazionalizzato in Bulgaria, salvando i posti di lavoro in Italia anzi aumentandoli, come Bulsafil, nel tessile, o Salvamed, materiale sanitario. Modelli ripetibili, perché qui, nell’International center, «possiamo sostenere il successo», la promessa di Levon Hampartzoumian, numero uno di UniCredit Bulbank. Anche Ghizzoni ha sottolineato come il centro di Sofia, pensato specialmente per le Pmi, sia una sorta di simbolo del carattere internazionale del colosso bancario. Bulgaria – dove operano 600 aziende italiane - che è stata scelta per ospitare il centro anche perché «è cerniera tra Europa e Asia». Ma non c’è solo Sofia.

L’Europa centro-orientale, ha tenuto a ricordare Ghizzoni, «è stata valutata come il quarto potenziale miglior mercato al mondo», dopo Cina, Stati Uniti e India. Ghizzoni che ha poi toccato anche altri temi. «A maggior ragione dopo i risultati», positivi, «degli stress test, confermiamo il target di un utile netto di 2 miliardi a fine anno», ha puntualizzato. «Il mercato apprezzerà le banche solide e starà lontano dalle banche deboli», ha poi aggiunto, riferendosi alla tensione sui titoli bancari. E infine, un mezzo annuncio. «In alcuni Paesi» dell’Europa centro-orientale potremmo «considerare un’espansione». Anche se al momento non con acquisizioni.

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