Unicredit, avanti tutta sull’Est europeo

Vivaldi: impieghi a 20 miliardi nel triennio e un milione di nuovi clienti all’anno, siamo il motore della crescita dell’intero gruppo
Una sede Unicredit
Una sede Unicredit

INVIATO A VIENNA. «La crescita in Europa centro orientale nei prossimi due anni rimarrà sostenuta e riguarderà tutti i Paesi della regione. Questo è il miglior mercato emergente del mondo dove realizziamo un quarto dei nostri ricavi». Carlo Vivaldi da un anno è responsabile della divisione Cee di Unicredit: «Siamo il motore della crescita di tutto il gruppo». In particolare si prevede che i nuovi Paesi membri dell'Ue in Europa «continueranno a espandersi a un ritmo sostenuto, oltre il 3%». Sullo sfondo però restano le incognite dovute al rallentamento della Cina e alle tensioni gepolitiche. Fra i fattori chiave di questa crescita c'è il calo del prezzo del petrolio, che invece continua a tenere sotto pressione la Russia, e i tassi di interesse ai minimi. La stessa problematica dei crediti deteriorati che sta mettendo sotto pressione la Vecchia Europa per ora sembra avere colpito solo la Russia.

Nell'Europa centro-orientale si concentra ormai gran parte dell'industria manifatturiera della vecchia Europa (7.100 le imprese italiane). Unicredit è la prima banca dell'area con 163 miliardi di totale degli attivi e circa 3.100 filiali: «In 15 anni abbiamo generato quasi 15 miliardi di utile». All'Euromoney Forum di Vienna, che ha riunito a consulto banche d'affari e ministri finanziari dell'area, Vivaldi ha presentato il masterplan per tutta l'Est Europa contenuto nel nuovo piano industriale di Piazza Cordusio. Dopo la ristrutturazione di Bank Austria e la vendita della controllata ucraina, si è deciso anche di spostare da Vienna a Milano la subholding che governa sulle controllate dell'Est Europa: «Ci saranno importanti e positive sinergie per semplificare la nostra operatività nell'area», sottolinea Vivaldi.

Il piano per l'Est Europa va avanti: «Alla fine del processo il capitale allocato aumenterà dal 27% del 2014 al 33% del 2018. Significa che circa il 40% della crescita dei ricavi di gruppo proverrà proprio da questi Paesi». Vivaldi individua in tre passaggi i punti focali del piano: «Acquisizione di un milione di nuovi clienti l'anno, digitalizzazione e crescita dei volumi».

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La banca punta a investire molto sulla e-economy con investimenti complessivi per 1,2 miliardi e 9mila assunzioni in tre anni: «La digitalizzazione giocherà un ruolo chiave sia per il contenimento dei costi che per lo sviluppo dei ricavi». È previsto il raddoppio dei clienti (dagli attuali 5 milioni a 10 milioni) che utilizzano l'internet banking. Sul fronte della raccolta Piazza Cordusio punta a 20 miliardi di nuovo credito erogati nel 2018. Vivaldi conferma che soprattutto da Nordest il flusso delle imprese italiane non è stato fermato dalla crisi: «In questo processo di crescita hanno un ruolo preponderante le regioni italiane con una maggiore vocazione manifatturiera come il Nordest e la dorsale adriatica. Due aziende italiane su tre presenti nel'area sono supportate da Unicredit. Basti pensare-aggiunge-che ancora nel 2014 l'export delle nostre imprese verso l'area Cee è stato cinque volte più grande di quello verso la Cina. Gli impieghi di Unicredit sia ai privati sia alle imprese per questo sono in netta ripresa».

Da qui un progetto di rilancio e consolidamento degli affari: «Il nostro piano prevede una crescita degli impieghi a 20 miliardi nel triennio. Già nel 2015 abbiamo erogato prestiti alle imprese per ben 54,9 miliardi. In generale le nostre imprese cercano accordi con un partner locale per decodificare i segnali dell'economia. Ai nostri Unicredit International Centers sisono rivolte oltre 25mila imprese. Negli ultimi tre anni abbiamo attivato circa 300 rapporti con aziende italiane che hanno internazionalizzato, quasi 3 alla settimana».

Vivaldi disegna il paesaggio dei Paesi a maggiore crescita (l'Ucraina è uscita dal perimetro del gruppo): «In Croazia siamo al primo posto con il 27,3% del mercato ma deve ancora raggiungere un equilibrio sostenibile. In Slovenia siamo anche primi e non abbiamo intenzione di crescere ancora». Peraltro in Croazia Unicredit ha fatto ricorso dopo la decisione del governo che Vivaldi definisce «incostituzionale» di convertire i prestiti in franchi svizzeri. Il numero uno di Unicredit nell'Est Europa non nasconde interesse per possibili nuove acquisizioni ma soltanto in quei Paesi dove l'economia dovrebbe acquistare maggiore slancio come la Turchia che cresce a un ritmo del 3%, anche se restano le incognite geopolitiche, seguita in fila dalla Polonia (+3,7% Pil quest'anno), dalla Cechia dove il gruppo ha una quota del 9,9% del mercato (+3,7%) , Ungheria (+2,8%) e Romania (+3,9%).

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