Ungheria, l’Oxford dell’Est sotto tiro di Budapest

L’ateneo denuncia l’attacco del governo Orbán: «Con la nuova legge impossibile continuare». «Preoccupata» l’ambasciata Usa

BELGRADO. Prima le organizzazioni non governative più in vista, messe all'angolo, sospettate di essere finanziate dal nemico pubblico numero uno, il magnate George Soros. Ora, anche la Central European University (Ceu), università di fama liberal e di alta qualità, fondata nel 1991 sempre con l'aiuto del filantropo. E oggi nel mirino dell'Ungheria del premier Viktor Orbán, fiero avversario del tycoon, in passato accusato di intromettersi negli affari di Budapest.

Tempi complicati in Ungheria, Paese di nuovo al centro dell'attenzione non solo per la questione barriere anti-migranti e per la detenzione dei richiedenti asilo tenuti in campi chiusi, ma anche per il trattamento riservato alla "Oxford" dell'Europa centro-orientale, la Ceu. Ceu che ha denunciato nei giorni scorsi un attacco senza precedenti da parte del governo del premier conservatore Orbán, in una nota diffusa sul web. «Esprimiamo la nostra opposizione agli emendamenti proposti» alla legge sull'educazione universitaria, «in discussione al Parlamento» dal 28 marzo, si legge nel comunicato. «Dopo aver attentamente studiato» le carte, «la Ceu ha concluso che questi emendamenti renderebbero impossibile per l'università continuare nel suo operato» a Budapest, «la sua casa da 25 anni».

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Di quali emendamenti si parla? Oggetto della tenzone, alcune condizioni che il governo vuole imporre agli atenei stranieri che operano in Ungheria e rilasciano ai propri studenti certificati e diplomi. In futuro lo potranno fare solo le istituzioni le cui «attività sono sostenute da un accordo intergovernativo», ha chiarito il segretario di Stato all'Educazione magiaro, Laszlo Palkovics. «Rivediamo ogni cinque anni le attività» di questi atenei e l'ultima valutazione «indica che molti operano illegalmente in Ungheria», ha aggiunto. Un lancio dell'agenzia Mti ha precisato poi che un altro requisito non sarebbe soddisfatto: la mancanza di un campus nel Paese d'origine, gli Usa nel caso della Ceu. Non rispetterebbero questi e altri requisiti ben 28 istituzioni universitarie straniere attive in Ungheria, ha rivelato il portale magiaro Origo, confermando che anche la Ceu è sulla lista nera. E «nessuna università può operare al di sopra della legge ungherese», ha ammonito una nota del governo di Budapest.

La Ceu però non ci sta. La "università di Soros" ha infatti ricordato la firma di una «dichiarazione congiunta tra il governo ungherese e lo Stato di New York» per raggiungere l'obiettivo dell'accredito in Ungheria. E l'esistenza di una legge del 2004 che riconosce la «Közép-európai Egyetem (Kee), tradotto letteralmente Central European University (Ceu)». Insomma, un ateneo bifronte, «che rispetta sia le leggi Usa sia quelle magiare e che rilascia diplomi ungheresi e americani riconosciuti» a tutti gli effetti. Il campus da aprire negli Usa? «Forzare la Ceu a farlo non porterebbe benefici educativi e sarebbe solo un peso finanziario inutile». Ancora più duro il rettore della Ceu, Michael Ignatieff, che ha ribadito che il suo ateneo opera «in piena conformità con la legge». «Dire che non siamo accreditati è falso» e la nuova bozza di legge «prende di mira un'istituzione sola», la Ceu, fucina di illustri ricercatori, studiosi e politici.

La gravità della situazione è stata confermata da una assai poco diplomatica nota dell'ambasciata Usa a Budapest. Washington «è estremamente preoccupata per la legislazione proposta», che potrebbe «influire seriamente sulle attività» della Ceu, «accreditata in Ungheria e negli Usa». Usa che «si oppongono a ogni tentativo di comprometterne le operazioni o l'indipendenza». Parole alle quali ha risposto ieri Palkovics, assicurando che le norme «non discriminano e non sono pensate per la Ceu».

Parole che non fermeranno le polemiche e le proteste. E neppure la nuova guerra tra Budapest e Soros.

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