Ungheria, chiuso il giornale d’opposizione

Sprangata la redazione e disattivato il sito web senza alcun preavviso. L’editore: solo motivi economici, ripartiremo con un nuovo modello. I giornalisti: un putsch. Solidarietà da Schulz

BUDAPEST. Stampato poche ore prima per l’ultima volta, ha chiuso all’improvviso in Ungheria il quotidiano indipendente liberale Népszabadság, considerato la più autorevole voce critica del governo Orbán. Diverse centinaia di persone hanno subito manifestato davanti al parlamento di Budapest.

Il giornale ha serrato la redazione e disattivato il proprio sito web senza che la direzione ne informasse i dipendenti. Il motivo ufficiale è di natura economica. Sul sito del quotidiano, sostituito da un comunicato in ungherese e inglese, l'editore Mediaworks (filiale dell'austriaca Vienna Capital Partners) parla del necessario inizio di «una nuova era», di difficoltà finanziarie e del bisogno di trovare «il miglior modello di business per il giornale».

«Népszabadság ha visto le proprie vendite scendere del 74% negli ultimi 10 anni, perdendo oltre 100mila copie». La nota indica un buco di 5 miliardi di fiorini dal 2007 (circa 16 milioni di euro). «Per raggiungere e concentrarci completamente su questo obiettivo primario», il nuovo «modello di business» appunto, tutte le operazioni di Népszabadság «sono sospese da oggi fino a che il nuovo formato non sarà deciso e implementato», conclude l'editore.

Ma i giornalisti ribadiscono di esser stati informati solo ieri e di non aver più accesso alle proprie mail professionali: «È un putsch», denunciano sulla pagina Facebook di Népszabadság, unico strumento che riescono ad aggiornare. «Il trasloco della redazione» nei nuovi locali «doveva svolgersi nel weekend, gli scatoloni erano pronti», racconta al portale francofono Hu-lala.org un componente della redazione: «L’abolizione del primo giornale di opposizione è cosa mai vista in Ungheria».

Immediato sostegno sia dagli altri media di opposizione sia da quelli considerati più conservatori, così come dal partito socialista ungherese (Mszp) che ha parlato di «una giornata nera». Il vicepresidente del partito di Orbán (Fidesz), Szilard Nemeth, ha invece affermato che «era tempo che Népszabadság chiudesse».

La notizia ha suscitato reazioni anche al di fuori dell’Ungheria. «La chiusura improvvisa di Népszabadság segna un preoccupante precedente. Mi schiero in solidarietà con gli ungheresi che protestano», ha twittato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz dopo che l'eurodeputato socialdemocratico Gianni Pittella (vicepresidente dell'emiciclo) aveva parlato di «un pericolo per la libertà di stampa in Ungheria», invitando le autorità di Budapest a «prendere tutte le misure possibili per assicurare la riapertura di Népszabadság»: «È quello che un governo veramente democratico dovrebbe fare ed è ciò che l'Europa si aspetta da Orbán».

Secondo voci non confermate, Mediaworks starebbe per vendere il giornale a un imprenditore vicino a Orbán. Il Financial Times dichiara di aver avuto conferma di questo scenario in agosto. L'editore del giornale si è limitato ad assicurare che gli abbonati saranno contattati e potranno abbonarsi ad altri giornali del gruppo o essere rimborsati.

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