Ungheria, avanza il fronte comune anti-Orban

Dall’ex ultradestra ai liberali europeisti e ai riformisti la nuova coalizione potrebbe puntare a insidiare il primato dei populisti
FILE PHOTO: Hungary's Prime Minister Viktor Orban leaves after a meeting of an EU summit on a coronavirus recovery package at the European Council building in Brussels on July 18, 2020. John Thys/Pool via REUTERS/File Photo
FILE PHOTO: Hungary's Prime Minister Viktor Orban leaves after a meeting of an EU summit on a coronavirus recovery package at the European Council building in Brussels on July 18, 2020. John Thys/Pool via REUTERS/File Photo

BELGRADO Tutti insieme appassionatamente, dall’ex ultradestra ai liberali europeisti e ai riformisti. Obiettivo comune: scalzare dal potere l’inossidabile uomo forte al comando, il premier Viktor Orban. È lo scenario che si sta sviluppando in Ungheria, Paese dove tutte le elezioni – da anni – si concludono con l’ennesimo trionfo dei populisti del Fidesz di Orban. Ma il quadro, negli auspici dell’attuale opposizione, potrebbe cambiare radicalmente nel 2022. Potrebbe farlo dopo che sei partiti attualmente in minoranza hanno deciso di fare fronte comune contro Orban a livello nazionale, per la prima volta scendendo in campo uniti in vista delle prossime elezioni legislative, in programma fra un anno e mezzo.

Pugno di ferro con i migranti: la Corte Ue condanna Budapest
epa05202840 A refugee woman carries his baby at a refugee camp, during a rainy day, as they wait to cross the borders between Greece and Macedonia, near the village of Idomeni, northern Greece, 09 March 2016. Greece estimates that more than 25,000 migrants are presently on its territory, with more than half stuck at the makeshift camp Idomeni, on the border with Macedonia. Macedonia is on the main corridor of the Balkan route, while Bulgaria is to the east, with a far smaller numbers of transits. Countries on the Balkan route north of Greece have already been throttling down the migration flow for weeks. EPA/YANNIS KOLESIDIS


A fare il gran passo, quella della presentazione di una lista unitaria di opposizione che correrà in tutte i 106 distretti elettorali magiari, sono stati i liberali di Momentum, il partito socialista, la Coalizione democratica, movimenti di sinistra ed ecologisti dell’Lmp e persino Jobbik, partito di estrema destra che negli ultimi anni sta tentando una faticosa opera di metamorfosi in destra moderata. L’obiettivo, oltre a quello di rovesciare l’attuale premier, è di dare forma a «un’Ungheria indipendente, vivibile e orgogliosa», hanno messo nero su bianco i sei partiti anti-Orban in una sorta di contratto pre-elettorale. Col proposito manifesto di «mettere la parola fine» alle mosse di chi, al potere da anni, si è speso nel «mettere ungheresi contro ungheresi». Ma come immaginare uno schieramento contro Orban che includa socialisti, europeisti, ex estrema destra? «Abbiamo messo da parte le nostre differenze », ha assicurato Katalin Cseh, di Momentum, spiegando che qualche compromesso è ora «necessario» per liberarsi di un primo ministro che avrebbe creato un sistema elettorale ad hoc per consolidare la sua presa sul potere. «L’unica chance che abbiamo», ha aggiunto Cseh, è quella di «correre insieme» per creare un’Ungheria non corrotta e basata sullo stato di diritto, ha assicurato. Corsa contro Orban che vedrà esclusi tutti i candidati d’opposizione che «abbiano offeso la dignità umana», abbiano in passato collaborato con Fidesz o si siano macchiati di atti criminali o di corruzione, hanno concordato i sei partiti. Quali le chance di vittoria? Le cose potrebbero andare diversamente da quanto osservato nella vicina Serbia, dove l’opposizione unificata non è riuscita a scalfire il dominio del presidente Vucic né con proteste di piazza, né attraverso il voto. In Ungheria, infatti, le opposizioni unite sono già riuscite a conquistare un successo insperato a Budapest, piazzando sulla poltrona di primo cittadino a fine 2019 Gergely Karacsony, vittorioso contro il candidato di Orban e prima vera sconfitta per Fidesz nell’ultimo decennio. Débâcle che si potrebbe ripetere nel 2022, alle parlamentari. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, la gestione dell’emergenza coronavirus in Ungheria – Paese che ha superato i 300mila contagi totali da inizio epidemia e pianto 8.200 morti – sarebbe costata a Orban 500mila voti. E un’opposizione unita potrebbe mirare al 41%, contro il 39% di Fidesz. —


 

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