Un’apparecchiatura studiata per non spaventare i pesci

Non produce bolle né rumore Sistema già sperimentato con successo a Portofino
Doveva rappresentare un nuovo traguardo nella ricerca subacquea grazie all’impiego di un modello del tutto innovativo, un’apparecchiatura all'avanguardia, pare, non solo in Italia ma nell'intera Europa. La missione dei biologi della Riserva marina e dell’Acquario di Pirano, organizzata sotto la guida della società che produce i particolari respiratori, era procedere al “Visual Census delle specie ittiche” (monitoraggio del pesce) del Parco di Miramare, attraverso l'utilizzo del “rebreather”, un sistema sofisticato di respirazione subacquea a circuito chiuso, formula che non produce bolle né rumore.

Sistema avveniristico per qualcuno, discutibile per altri addetti ai lavori. Di certo una missione analoga era andata a buon fine lo scorso ottobre, nell'Area marina protetta di Portofino, sempre a cura della Nuet (North Underwater Explorer Team), società specializzata nell'ambito di ricerche, lavori e monitoraggi. In quella occasione, dopo circa una settimana di ricerche, i sub della Nuet nel loro rapporto finale motivarono così l'opzione della tecnica a circuito chiuso: «La necessità di ridurre il più possibile l'interferenza o l'interazione con gli esemplari, evitando la reazione davanti a vibrazioni, bolle e altre fonti di rumore». E ancora: «Il poter lavorare in condizioni di visibilità orizzontale solitamente limitata, ridotta in inverno a 6/7 metri e in estate a 2/3».


L'esperienza del censimento ittico maturata nelle acque dell'Area protetta di Portofino aveva poi portato a queste considerazioni da parte del team Nuet: «Per quanto riguarda i dati relativi al comportamento degli esemplari, è interessante notare che durante il monitoraggio “rebreathers” un numero maggiore di pesci ha mostrato indifferenza di fronte all'operatore, e tale condizione - riportava la sintesi del progetto - ha permesso la registrazione dei dati a distanza ravvicinata». Conclusione che ieri, appunto, i biologi di Pirano e i colleghi della Shoreline - la cooperativa che cura regia ed organizzazione delle immersioni subacquee nelle acque della Riserva di Miramare - avrebbero dovuto testare in prima persona.


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