Un’altra casa di spedizioni in ginocchio

La Effe Erre ha la sede principale a Fernetti: 15 dipendenti senza paga, si parla di un buco di 4 milioni di euro
Uno scorcio dell'Autoporto di Fernetti
Uno scorcio dell'Autoporto di Fernetti

Rischia di essere una nefasta epidemia quella che sta colpendo le case di spedizioni triestine. Dopo la Tergestea dichiarata fallita appena quattro giorni fa nonostante reiterati, ma abortiti tentativi di salvataggio in extremis, è stato un Capodanno intriso di tristezza e apprensione quello appena trascorso anche per la quindicina di dipendenti della Effe Erre srl che non hanno ricevuto né la tredicesima mensilità né la paga di dicembre.

Una situazione che si è improvvisamente palesata in tutta la sua gravità la prima settimana di dicembre allorché l’amministratore unico della ditta, Roberto Liprandi, 47 anni, da un giorno all’altro è sparito: mai più visto in ufficio, irreperibile al cellulare e al telefono di casa.

La sede principale della ditta è al Terminal intermodale di Fernetti dove svolgono la propria attività una decina di impiegati, altri cinque operano in Porto Nuovo e recentemente si sono trasferiti in spazi moderni e funzionali nella ristrutturata palazzina dell’ex Locanda. Oggi quasi tutti torneranno al lavoro, ma senza poter fare praticamente nulla: i conti correnti sono stati bloccati dalla Guardia di finanza, i clienti si sono già volatilizzati e a giorni potrebbero essere staccati i collegamenti telefonici e internet. Il sito web già ora risulta “in manutenzione”.

Secondo voci diffusesi a Fernetti, la ditta sarebbe gravata da un buco di 4 milioni di euro solo per quello che concerne il “differito doganale”, il versamento cioé dei diritti di Dogana che in base alle agevolazioni previste nei Punti franchi triestini può avvenire fino a sei mesi dopo il passaggio della merce.

La ditta è stata fondata una ventina d’anni fa da Roberto Liprandi, il cui padre era già un operatore del settore. «La Effe Erre - si legge sul sito dell’Associazione degli spedizionieri del porto - nasce come casa di spedizioni e svolge tutti i servizi inerenti alla logistica globale quali trasporti e spedizioni nazionali e internazionali; trazione rimorchi per conto terzi; sbarchi e imbarchi via mare e via aerea; operazioni doganali import, export, transito; consulenza tecnico-doganale; interventi e operazioni Intrastat; magazzinaggio, movimentazione merci, logistica conto terzi».

La casa di spedizioni cura interscambi soprattutto con la Turchia, ma anche con l’area balcanica trattando merci generiche, materie prime, legno, confezioni di abbigliamento. L’ultimo ridimensionamento quanto a numero di dipendenti, parallelamente alla riduzione dei fatturati, era stato conseguente all’ingresso avvenuto nel 2007 nell’Unione europea di Romania e Bulgaria che ha drasticamente tagliato le pratiche doganali. Allora erano rimaste vittime sul campo altre tre case di spedizione: la For Trans, l'Albatros e la Tomaso Prioglio International, altro marchio storico in città. Poi è stata la volta dell’allargamento nel 2013 ancora alla sola Croazia, ma negli ultimissimi anni non c’erano stati segnali di particolare sofferenza della Effe Erre.

I dipendenti si sono accorti della crisi solo da qualche mese scoprendo che certe operazioni non potevano essere portate a termine perché non erano stati onorati gli impegni per le polizze assicurative. La sparizione del titolare, poco meno di un mese fa, ha gettato gli impiegati nel panico e mandato in crisi i bilanci di altre quindici famiglie triestine. Non risulterebbero ancora istanze di fallimento da parte di ipotetici creditori. Ma lo scenario che si prospetta alla Effe Erre sembra drammaticamente simile a quello che ha inghiottito il 29 dicembre la Tergestea dichiarata fallita dal Tribunale con un buco di 5 milioni di euro.

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