Una ventina di esuberi alle Latterie Carsiche
Le mensilità arretrata di ottobre è stata pagata, quella di settembre sarà rateizzata, e il 10 dicembre verrà corrisposta la tredicesima. Tutto bene, dunque, alle Latterie Carsiche, uscite di recente dalla crisi di liquidità con l’ingresso della cooperativa Minerva di Savogna d’Isonzo (che ha acquistato dalla famiglia Pelloni l’85% delle quote)?
Se sul piano finanziario la situazione si sta risolvendo, non altrettanto si può dire per quanto riguarda il personale dell’azienda di Villesse - in gran parte composto da triestini - già sceso da 62 a 58 unità (un pensionamento, due uscite volontarie e un lavoratore interinale), ma che l’azienda intenderebbe ridurre di ulteriori 19 persone. E ciò attraverso l’esternalizzazione delle attività di magazzinaggio e di trasporto dei prodotti lattiero-caseari.
Di questi potenziali esuberi le organizzazioni sindacali Fai-Cisl hanno appreso nel corso dell’incontro di venerdì scorso con la proprietà, rappresentata dall’amministratore delegato Pascottini e dall’avvocato Mosetti. Si è trattato della prima, vera riunione a carattere sindacale, dopo alcuni incontri informativi seguiti alla firma tra l’azienda e le banche per la soluzione del nodo finanziario. Per inciso, l’atto ufficiale che sancirà il passaggio delle quote di maggioranza alla Minerva (la famiglia Pelloni conserva il 10%, mentre i 5% fa capo da tempo alla Venchiaredo spa), si compirà domani davanti a un notaio. Nel corso dell’incontro di venerdì, l’azienda ha anche annunciato l’intenzione di investire sull’aspetto produttivi, in particolare su alcuni linee ritenute più remunerative.
Di fronte alle intenzioni della proprietà, i sindacati, che in settimana terranno un’assemblea con i lavoratori, hanno deciso di chiedere la proroga della cassa integrazione ordinaria fino a fine anno. «Stiamo cercando di “ammortizzare” il più possibile la situazione e di ottenere garanzie per chi rimane», spiega Marco Savi, responsabile Fai-Cisl per Trieste e Gorizia. «Dei 19 lavoratori in questione - aggiunge - solo pochissimi potrebbero andare in pensione. Abbiamo quindi chiesto che la Minerva, essendo un’azienda multiservizi, esamini la possibilità di assorbirli nelle sue diverse attività».
(gi.pa.)
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