Una tavolata bianca per mille in piazza VIDEO E FOTO

Ponterosso si trasforma: pietanze di livello e bicchieri di champagne. Molta gente da fuori città e spuntano vestiti da sposa
La cena in bianco in piazza Ponterosso (Lasorte)
La cena in bianco in piazza Ponterosso (Lasorte)

TRIESTE C’è la Notte Bianca, c’è la Cena in bianco, ma solo per il colore obbligato dell’abbigliamento e poi c’è chi va in bianco. Tutto in poche ore, con una serie di eventi apparentemente concatenati ma in realtà a sè stanti. Minimo comune denominatore, una città che pulsa, che straripa di gente e di entusiasmo, giustificando, foss’anche solo per questo, l’iniziativa dell’associazione commercianti al dettaglio, che è andata oltre a tutto a inserirsi nel caravanserraglio della Bavisela.

Trieste, in mille alla Cena in bianco

Risultato: quintalate di persone in ogni angolo del centro storico, che a partire indicativamente dalle 19 hanno preso ieri sera possesso dell’area nevralgica cittadina per non lasciarla fino all’una e passa. Sembra una Disneyland on the Beach, la città. Neanche il tempo di metabolizzare, sulle Rive, il grande successo riscosso dalla ruota panoramica che già si fatica a fendere la folla di piazza Unità, che gli artisti di strada, inediti e assolutamente di valore, hanno trasformato in un palcoscenico a cielo aperto di rara suggestione. Sembra, ed è decisamente clamoroso, che non ci siano locali abbastanza per accogliere la marea umana che ciondola da una parte all’altra e poi cerca di colmare il suo appetito. Le file davanti alle pizzerie, per dire, appartengono al massimo agli ormai sbiaditi ricordi degli anni 80 e un eventuale revival sembra ben di là a venire.

In piazza della Borsa, quasi a fare da contraltare tiene banco il fitness, con ragazzone tiratissime che danzano e si muovono neanche fossero in palestra e non davanti a un bar e, soprattutto, a migliaia di persone, curiose e, anche, un po’ morbose. Un eclatante “’ndemo a veder la zena?” che si sparano a un metro di distanza due signore un po’ in là con gli anni ci fa ricordare che l’Evento con la E maiuscola è a poche centinaia di metri. Piazza Ponterosso, rinnovata e splendida, alla faccia dei detrattori in servizio effettivo permanente, sembra la scena di uno “spot”. Avete presente quelle pubblicità in cui i batteri blu del cavo orale sfidano quelli bianchi, ovviamente i “buoni”? Ecco, vedere più di mille persone sedute ai tavoli di bianco vestite, giunte in loco dopo aver, in alcuni casi, saccheggiato i mobili buoni di casa, fa quell’impressione. Anche perché sono arrivati in moltissimi casi da fuori Trieste, con pentolame, posate e piatti rigorosamente non di plastica (noblesse oblige), tavoli e sedie, spesso imbottite, sicuramente non relegate in qualche umida cantina ma magari nel salotto buono.

Alla fine la “sala da pranzo” è quasi ordinata, con le sue file precise di commensali e offerte enogastronomiche da paura. La cena, anzi, le cene, non sono sicuramente “in bianco”. Una veloce panoramica è sufficiente per scorgere cofane di cous cous con gamberoni e quant’altro, carne farcita, le immancabili paste scovazera dove, nella migliore tradizione della casalinga risparmiosa, confluiscono tutti gli avanzi del frigorifero, ma anche tranci di pesce, calamari fritti, verdure pastellate, tutto. Abbondantemente innaffiato da vini tutt’altro che cartonati e, in molti casi, addirittura da champagne.

Un’abbuffata. Resa ancora più piacevole dal meraviglioso clima della serata. A stupire sono soprattutto le signore che, è qualcosa più di una sensazione, in molti casi devono aver rispolverato addirittura il vestito delle nozze. Perché lasciarlo in naftalina, in fondo? Il vero successo è il loro, con 6000 contatti in mezz’ora sulla pagina facebook del Piccolo che documenta in video la serata.

Nelle vie, pedonalizzate e non, sembrano quasi tutti aperti i negozi. Ma a lavorare veramente sembrano, a spanne, i soliti noti. Gli altri attendono invano qualche movimento, anche loro sono andati in bianco. Del resto non era nè la Notte dei saldi nè, ancora, la Notte dei soldi. Quella del divertimento, magari, sì.

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