«Una statua per Giani Stuparich»

La figlia dello scrittore fa appello per un’opera simile a quelle di Svevo e Saba
Di Pietro Spirito

Una statua in bronzo di Giani Stuparich a grandezza naturale che passeggia per città al pari di Svevo, Joyce e Saba. La propone la figlia del grande e patriota, Giovanna Stuparich Criscione, 95 anni, che vive a Roma ma conserva il suo cuore a Trieste. Secondo Giovanna Stuparich è tempo - soprattutto in occasione delle ricorrenze della Prima guerra mondiale - per rendere maggiore onore a suo padre, che alla città ha dato moltissimo, non solo come scrittore, intellettuale, eroe irredentista prima e antifascista poi, ma anche in termini di eredità culturale: tanti suoi allievi del liceo Dante, dove insegnò dal 1921 al 1941, hanno raccolto e seminato a loro volta ideali di libertà, umanità e convivenza nati dalle lezioni di Stuparich, mentre il Circolo della cultura e delle arti da lui fondato è tuttora in attività. Per non parlare del suo impegno civile e politico, protagonista come fu di conferenze e dibattiti a sostengo di una visione “alta” del ruolo e del destino di Trieste in Italia e in Europa.

Insomma un personaggio ricco ed eclettico che se in ambito nazionale non ha forse avuto la fama di Svevo e Saba, certamente ha lasciato un’impronta profonda a Trieste e nella Venezia Giulia. «Di mio padre - dice Giovanna Stuparich - c’è il busto a Giardino Pubblico, opera di Ruggero Rovan, molto bello e prezioso ma non troppo visibile e soprattutto spesso ibrattato dai colombi». «Io credo - continua la figlia dello scrittore - che mio padre meriti maggiore visibilità, per questo chiedo al Comune e agli enti preposti che venga posizionata una statua a grandezza naturale come quelle di Joyce, Svevo e Saba, e vorrei suggerire di mettere anche una targa in ricordo della famiglia in via Trento 12, vicino alla casa dove nacque Giani». La statua Giovanna Stuparich la vedrebbe collocata o in via Trento, o ancora meglio, nei pressi del liceo Dante.

Nato a Trieste il 4 aprile 1891 e morto a Roma il 7 aprile 1961, Giani Stuparich aveva studiò a Praga e a Firenze. Allo scoppio della Guerra nel 1915 si arruolò come volontario e divenne sottotenente nel 1º Reggimento dei Granatieri di Sardegna, insieme al fratello Carlo, morto in azione nel 1916 (suicida per non cadere prigioniero) e all'amico Scipio Slataper, morto anche lui in combattimento nel 1915. Ferito due volte, viene fatto prigioniero, e internato in vari campi di concentramento austriaci. Nel 1918, tornato a Trieste, Giani sposò Elody Oblath, e dal matrimonio nacquero tre figli, Giovanna, Giordana e Giancarlo. Decorato con la Medaglia d'oro al Valor Militare, durante il fascismo rifiutò la tessera del partito. Nel 1944 venne internato per una settimana insieme alla moglie e alla madre nella Risiera di San Sabba, e durante Resistenza fece parte del Comitato di Liberazione Nazionale. Tra i suoi libri “L’isola”, “Ritorneranno” e “Un anno di scuola” da cui è stato tratto il film diretto da Franco Giraldi.

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