Una settantina di comitati “assediano” il Comune
Assediato dai “Comitati” nati a difesa di questa o quella realtà cittadina. Pressato, rincorso, tirato anche per la giacca dai loro leader e dagli attivisti che cercano spazi per illustrare l’importanza eccezionale della loro ultima iniziativa. Sono una settantina.
«Non riesco a fare 50 metri a piedi in centrocittà: poi qualcuno mi ferma per chiedermi questo o quello, per proporre un’iniziativa o per sollecitare l’attenzione del Comune sulla loro attività. Sono felice di fare il sindaco e credo che queste istanze, questi cittadini che vogliono portare il loro contributo alla vita organizzata di Trieste, meritino tanta attenzione».
Lo ha dichiarato ieri Roberto Cosolini che inserisce questi “abbordaggi” tra i doveri che spettano ai “primi cittadini”. «La nascita di tanti comitati rappresenta una risposta positiva alla crisi dei partiti tradizionali: un punto di equilibrio tra i legittimi interessi privati e quelli pubblici. Non so quanti comitati siano stati costituiti a Trieste negli ultimi anni. Cinquanta, cento, forse più...Qualcuno è scomparso dalla scena, altri sono diventati protagonisti della vita amministrativa e politica. Non conosco il numero complessivo di chi ha bussato o potrà bussare alla porta d’ingresso del Comune. Certo è che in Municipio non esiste un elenco dei Comitati in attività e nemmeno dei nomi dei presidenti. La legge non prevede alcun obbligo di iscrizione o notifica. Attorno ai comitati si raduna un certo numero di cittadini, viene redatto un documento e poi si cercano altre adesioni, altri spazi... Non mi sento minimamente assediato o pressato nella mia carica di sindaco. Questa è la democrazia. Si parla , si discute, e si trova una soluzione, possibilmente condivisa...»
Tra i Comitati che il sindaco cita, vi è quello che è riuscito a trovare una nuova sistemazione per il parcheggio sotterraneo di via Cereria, invocato da molti ma anche osteggiata da altri abitanti di quel rione. Un altro comitato che ha fatto sentire di recente la propria voce, è quello che si batte da anni per la conservazione delle pavimentazioni storiche della città. In altri termini per salvaguardare le coperture in arenaria dell’inizio dello scorso secolo. Prima erano state coperte dall’asfalto, poi una volta rimosse come ad esempio è accaduto in piazza dell’Unità, avevano imboccato strade diverse, anche quelle di alcune ville dell’altipiano.
Il coro delle voci che chiedono di essere ascoltate è ampio non solo come numero ma anche come diversità di proposte. C’è un “Comitato Trieste Vivibile”, un altro che sostiene “Trieste in bicicletta”, un terzo che punta “Al rilancio della Ferrovia Campo Marzio - Opicina”. C’è poi, per restare al livello di binari e traversine, un “Comitato No Tav - Venezia Trieste”.
C’è chi vuol “difendere” Opicina dagli insediamenti di campi di transito per nomadi e da una iniziativa industriale che si ripromette di costruire una centrale elettrica a biomasse; c’è chi si erge a paladino dei tanti gatti minacciati periodicamente di sfratto dal giardino dell’Ospedale Maggiore; altri cittadini “combattono” da anni a suon di esposti e ricorsi contro l’installazione di antenne e ripetitori telefonici. C’è anche chi ha costituito nello studio di un notaio il “Comitato incidentati della sopraelevata di Trieste”. Sono presenti sulla scena “Gli amici del golfo di Trieste” e coloro che si riconoscono nel Comitato “No debito”. Tante voci, tanti abbordaggi. Questa è oggi la democrazia.
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