Una scultura celebra le battaglie con la fionda tra Turriaco e Pieris
TURRIACO. Una piccola scultura è comparsa al confine tra Turriaco e Pieris, lungo via Aquileia, sfruttando come basamento un vecchio manufatto in cemento. La collocazione non è stata scelta a caso per un’installazione intitolata “El Fiondèr” e che il suo artefice, Giuliano Cecone, ha creato per ricordare gli scontri tra bande di ragazzini negli ormai lontani anni’50. Cecone ha ancora ben presenti le grandi battaglie tra vie e poi tra paesi, a colpi di palle di neve, o di frecce create con le balene dei vecchi ombrelli, o a fiondate, appunto, lanciandosi sassi o biglie di terracotta.
«Giochi pericolosi – ricorda, con un misto di nostalgia e preoccupazione – con tanto di ferite da esibire a scuola, il giorno dopo la battaglia, quando si tornava amici come prima». Come sempre per riportare in vita un brano della storia della comunità, come avvenuto con “El famei”, collocato al centro della rotatoria di via Diaz, Cecone ha utilizzato materiali di recupero. C’è chi avrebbe visto solo una vecchia pompa d’acqua, mentre Cecone, classe 1946, originario di Pieris e turriachese di adozione, ci ha immaginato molto altro, realizzandolo e rendendolo visibile a tutti. È in questo modo che è nato “El fiondèr”, realizzato appunto con una pompa d’acqua, ma anche tubi, barattoli di latta, catene arrugginite, biglie, bocce e cucchiai.
Insomma, nella scultura ci sono anche un po’ delle “armi” che i ragazzini degli anni ’50 usavano per combattersi e difendere il nome del proprio paese. Anche questo nuovo dono all’amministrazione comunale è un’opera che nasce dal recupero di materiali in disuso che acquisiscono nuova vita grazie all’intuizione e all’abilità di uno spirito arguto ed ingegnoso quale si rivela quello di Giuliano Cecone. Elettrotecnico dell’Ansaldo in pensione, fumettista in gioventù, poi artigiano per hobby, ha reso protagonisti della sua arte ub passato oggetti come marmitte bucate o sellini da bicicletta, oppure cose comuni come posate e maniglie, ma anche attrezzi agricoli, come badili e rastrelli o le vecchie pompe a mano per acqua, e anche se trasfigurati poi in cavalieri con l’armatura o in arcieri indigeni, in mostri marini o in draghi sputafuoco, questi medesimi oggetti hanno conservato intatta la propria origine, acquistando però una nuova “anima”.
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