Una petizione “doppia” per stoppare la vendita di villa Haggiconsta

L’Aias: «Il Comune snobba gli impegni e sottrae così un bene destinato a disabili e inclusione». Si firma sia online che in sede
Lasorte Trieste 26/09/19 - Villa Haggiconsta
Lasorte Trieste 26/09/19 - Villa Haggiconsta



«Trieste chiude la porta ai disabili. Salviamo Villa Haggiconsta e il suo parco dalla vendita». L’allarme, con tanto di petizione su change.org e raccolta di firme in città, è stato lanciato dall’Aias (l’Associazione per l’indipendenza, l’assistenza e la sicurezza delle persone con disabilità) Trieste, che dal 1972 ha sede proprio a Villa Haggiconsta in viale Romolo Gessi 8/10. Una battaglia contro il «silenzio assordante» delle istituzioni. «Aiutaci, con la tua firma, in questa battaglia di giustizia sociale per dar voce a chi non ha voce e per ottenere la restituzione di ciò che è stato tolto ai disabili! L’Aias dice “no” alla vendita, da parte del Comune, di Villa Haggiconsta a Trieste, luogo da sempre destinato alla disabilità e all’inclusione, tolto all’Aias Trieste Onlus nel 2008 in via “provvisoria”, mai restituito e lasciato nel degrado», denuncia la presidente dell’Aias Claudia Marsillio Zacchigna. La petizione online, indirizzata al sindaco Roberto Dipiazza, ha raggiunto quasi qiuota 800 sottoscrizioni. L’altra è in corso: da oggi si può firmare proprio nella sede dell’Aias di Villa Haggiconsta dalle 10 alle 13, il lunedì, il mercoledì e il venerdì.

Villa Haggiconsta è una struttura costruita alla fine dell’Ottocento in viale Gessi, nella zona di Passeggio Sant’Andrea. Il proprietario la lasciò in eredità alla città a una condizione: che fosse adibita a scopi sociali. Così è stato fino al 2008, poi «per “dichiarati” motivi di sicurezza le 24 persone con disabilità gravissima assistite nel Centro diurno e nel Centro di educazione motoria di Villa Haggiconsta sono state trasferite “in via provvisoria” verso altre strutture». Una provvisorietà diventata definitiva da 11 anni.

Nel 2015 la Regione ha trasferito la proprietà dell’intero complesso immobiliare al Comune di Trieste «in considerazione dell’interesse pubblico sotteso alla richiesta», cioè la destinazione alla disabilità, «nonostante già dal 2008 l’intera area sia stata svuotata dell’assistenza alla disabilità e i locali siano stati abbandonati e lasciati in condizioni fatiscenti». «L’area non è mai stata restituita e ora il Comune intende modificarne la destinazione urbanistica, rendendola più appetibile alla vendita. Il Comune di Trieste ha disatteso gli impegni assunti e le legittime aspettative delle persone disabili e delle loro famiglie, sottraendo loro un bene prezioso», denuncia l’Aias.

A giudizio del Comune, però, i costi per la risistemazione ammonterebbero a circa tre milioni, spesa difficilmente sostenibile da un’amministrazione pubblica e così la soluzione sarebbe quella di vendere l'immobile per poi, con il ricavato, trovare un’altra sistemazione all’associazione. L’asta, secondo quanto dichiarato dall’assessore al patrimonio Lorenzo Giorgi, dovrebbe tenersi in primavera.

Ma l’Aias non molla. «Contesteremo il cambio di destinazione d’uso e se necessario ci rivolgeremo alla Soprintendenza per mantenere il vincolo architettonico in modo da ostacolare la vendita», insiste Marsillio. L’Aias propone invece la riqualificazione dell’area per riaprire il Centro di educazione motoria per disabili chiuso dal 2008: «Chiediamo la realizzazione di un polo culturale e di inclusione aperto alla città, un progetto già presentato e che tutela anche il verde pubblico, con abitazioni di co-housing per il “Dopo di Noi”», spiega la presidente dell’Aias. Un progetto alternativo, insomma, a una procedura di vendita tuttavia ormai già avviata. —



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