Una mina nel canale di Grado: deviata la rotta delle barche
GRADO. C’è una mina nella “Fosa” di Grado, il canale di accesso al porto dell’Isola del Sole, la trafficatissima via d’acqua percorsa ogni giorno da pescherecci, barche da diporto e natanti di ogni tipo.
Nei pressi di una delle briccole che delimitano il canale, a soli cinque metri di profondità, la squadra subacquea della Protezione civile di Grado, guidata da Giuliano Felluga, durante un addestramento ha individuato quella che ha tutta l’aria di essere una mina tedesca della seconda guerra mondiale, identica all’ordigno da 900 chili recuperato l’estate scorsa al largo della spiaggia di Grado e fatto brillare in golfo dagli artificieri del Servizio difesa anti mezzi insidiosi (Sdai) della Marina militare.
Gli stessi artificieri che - dopo avere effettuato nei giorni scorsi una bonifica sul relitto del bombardiere B24 che giace in fondo al mare al largo della costa -, martedì torneranno una volta di più a Grado per appurare l’effettiva pericolosità dell’oggetto, per poi metterlo in sicurezza e trasportarlo al largo dove verrà fatto esplodere.
Gli uomini dello Sdai, che hanno già visionato le foto scattate dai sub della Protezione civile pur in condizioni pessime di visibilità (sempre molto scarsa nel canale, per altro percorso da forti correnti) hanno pochi dubbi sul fatto che si tratti dello stesso tipo di ordigno con cui hanno avuto a che fare la scorsa estate. Un’altra segnalazione, sempre nel canale, ha dato esito negativo: si trattava di un vecchio fanale.
Intanto, in attesa di ulteriori verifiche la Capitaneria di Porto di Grado ha emesso un’ordinanza che vieta navigazione e sosta in un raggio di dieci metri dal punto in cui giace la presunta mina, e proprio ieri la Protezione civile ha provveduto a delimitare l’area con quattro boe luminose.
Non è la prima volta che negli specchi d’acqua prossimi all’Isola del Sole vengono scoperte mine della prima e seconda guerra mondiale. Spesso gli si tratta di ordigni scaricati dai pescatori, anche in anni lontani, che se li ritrovavano impigliati nelle reti e poi se ne liberavano in punti dove la pesca è vietata, in prossimità di briccole o fari.
E, con ogni probabilità, non sarà l’ultima azione di bonifica: la Protezione civile, che sta effettuando ulteriori verifiche su altre segnalazioni, invita chiunque sappia dell’esistenza di veri o presunti residuati bellici e denunciarli subito all’autorità.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo