Una famiglia su 10 a rischio povertà: in Fvg tremano 215 mila persone

I dati Istat evidenziano un 10,4% di nuclei in grave affanno. Sono soprattutto coppie con figli a rivolgersi ai Servizi sociali
Lasorte Trieste 14/06/18 - Piazza Unità, Regione, Manifestazione per Sostegno al Reddito
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TRIESTE Cresce la povertà in Friuli Venezia Giulia, dove una famiglia su dieci non riesce ad accedere ai livelli minimi di beni e servizi, rientrando dunque nelle caratteristiche della cosiddetta povertà relativa. Secondo quanto registrato dall’Istat, si tratta del 10,4% dei nuclei abitanti in regione: percentuale perfettamente sovrapponibile a quanto riscontrato a livello nazionale, ma decisamente più alta del dato riguardante il Nordest, che vede la povertà relativa arrestarsi al 5,4%. Se dalle famiglie ci si sposta poi all’esame della condizione individuale, in Fvg la percentuale tocca il 13,9% (contro il 7,7% del Nordest e il 14% nazionale): circa 170 mila abitanti su un totale di 1,2 milioni.

Gli studi statistici sintetizzano la povertà relativa come la condizione di una famiglia di due persone che spende per beni e servizi meno della media dei consumi di un singolo individuo residente in un dato territorio. La questione è trattata nell’Atto di programmazione triennale per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, appena licenziato dalla giunta regionale, in cui si afferma che «i dati evidenziano come nel contesto del Fvg il fenomeno della povertà, nelle sue diverse declinazioni ed intensità, risulti evidentemente in espansione». Le cifre sono le ultime disponibili e si riferiscono al 2016, quando la regione ha segnato un aumento della povertà relativa dell’1,7% per le famiglie e dello 0,4% per gli individui.

Il fenomeno è dunque in crescita e potrebbe incrementare ulteriormente, se si considera che gli indicatori che quantificano le persone a rischio povertà segnano in Fvg una percentuale del 17,7%, equivalente a 215 mila potenziali soggetti fragili: 45 mila in più di quelli che già rientrano nella povertà relativa. Il fenomeno può comunque essere relativizzato, considerando ad esempio che il dato nazionale parla addirittura del 30% di persone a rischio povertà. Resta comunque il fatto che la regione vive una condizione leggermente più difficile di quella del Nordest, dove il rischio povertà riguarda il 17,1% dei residenti.

L’area comprendente Fvg, Veneto e Trentino Alto Adige è ad ogni modo la zona meno colpita del Paese sul fronte della povertà. Quella assoluta – ovvero la condizione di chi spende per consumi un valore uguale o inferiore al paniere di beni e servizi considerati essenziali dall’Istat – riguarda il 4 4% delle famiglie e il 5,6% degli individui, quando la media italiana è rispettivamente del 6,3% e del 7,9%.

I dati relativi al Fvg sono confermati in modo impressionistico anche da quanto riportano i Servizi sociali dei Comuni e i Centri di ascolto della Caritas. Stando alla relazione contenuta nella programmazione triennale, i Servizi sociali registrano un progressivo aumento dell’assistenza dei residenti adulti, che rappresenta il primo fattore di crescita dell’utenza: nel 2016 i Servizi sociali comunali contavano in regione oltre 31 mila adulti (più altrettanti minori), con un incremento dell’11,5% rispetto al 2015 e del 37% rispetto al 2012. La Caritas offre invece uno spaccato sulla tipologia di utenza, con il 35% dei casi seguiti che riguarda coppie con figli numerosi e il 30% relativo invece a persone sole. A rivolgersi all’organismo del mondo cattolico che si occupa di povertà è nell’80% dei casi chi ha problemi di reddito.

Il provvedimento più importante messo in campo dalla Regione per fronteggiare il fenomeno è la Misura di inclusione attiva. Sono 15.800 i nuclei familiari del Fvg che beneficiano di questa e del Reddito di inclusione previsto a livello statale. Il totale degli assistiti è 43 mila, pari al 3,5% dei residenti, con picchi del 5% nei contesti urbani. Un terzo di essi è minorenne (circa l’8% della popolazione under 18), mentre circa metà è straniero. Guardando alla composizione dei nuclei, un terzo è unipersonale, il 9% composto da famiglie senza figli e il 58% da famiglie con figli (di cui una su tre con genitori separati). Fra i 43 mila beneficiari si contano il 33% di studenti, il 26% di disoccupati e il 21% di occupati. Questi ultimi sono circa 9 mila, dato che la Regione considera particolarmente elevato e che registra in particolare fra stranieri e lavoratori al di sotto dei 44 anni. Dei 9 mila in questione, il 59% ha un contratto a tempo indeterminato, ma non riesce ugualmente a raggiungere un reddito soddisfacente, rientrando così a pieno titolo nella categoria dei cosiddetti working poor. —


 

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