Un triestino su 4 è in sovrappeso e perde in salute più degli altri
Pochi giorni fa a Napoli un minorenne è stato aggredito e seviziato perché “grasso” secondo i suoi assalitori, adesso il nuovo ministro belga della Sanità viene molestata sui social network dove gira l’accusa che non è un buon “testimonial” perché “obesa”. La pressione sanitaria martellante sulla necessità di non ingrassare per mantenersi sani sta ottenendo anche effetti deleteri imprevisti, una persecuzione di tipo sociale. Nel frattempo sul fronte della salute le cose non migliorano come si vorrebbe, perché sovrappeso e obesità sono, di fatto, due emergenze globali crescenti, anche nei bambini.
A Trieste lo studio “Passi” dell’Azienda sanitaria ha appena completato il suo nuovo questionario sullo stato di salute dei cittadini, un piccolo ma significativo campione di età fra 18 e 69 anni ha risposto alle domande.
Risultato: un triestino su quattro è in eccesso di peso. In dettaglio, oltre il 30% è in sovrappeso (ma il 37% del gruppo si ritiene di peso giusto) e il 9% è obeso (l’8% ha di sè la percezione di un fisico “normale”). Quasi la metà ha ricevuto di recente il consiglio di dimagrire, il 23% di fare attività fisica. Di buono c’è che nel periodo considerato, dal 2008 al 2013, non si è verificato un aumento delle persone ingrassate, cosa che invece è letteralmente “esplosa” in altri Paesi. In Italia è comunque il Sud ad avere sempre percentuali di persone in eccesso di peso superiori alla media nazionale, mentre i più “asciutti” sono gli abitanti del Nord-Ovest d’Italia e della Toscana.
Non è certo per fattori estetici che il mondo sanitario insiste tanto sulla “silhouette”. L’eccesso di peso causa malattie gravi. Dal diabete all’ictus, ai problemi cardiovascolari e articolari, all’ipertensione, ai tumori, alle gravidanze a rischio. Solo nei giorni scorsi il responsabile di Patologia ostetrica del Burlo Garofolo, Salvatore Alberico, lo aveva sottolineato: «Rischio per la madre e il bambino, ma quando è iniziata la gravidanza è impossibile fare diete dimagranti».
Soffrono maggiormente di “ciccia” gli uomini rispetto alle donne (il 37% rispetto al 24%), e la fascia di età 50-69 anni rispetto ai più giovani (con un record di obesità al 15%). È più a rischio di ingrassare chi ha un’istruzione scolastica inferiore: il 39% dei “sovrappeso” si trova, anche in città, tra chi ha nessuna scuola o solo le elementari, sezione in cui l’obesità raggiunge ben il 14%. Tra i laureati le due condizioni crollano, rispettivamente al 22% e al 6%. E va sfatata infine anche l’ idea che più soldi si hanno più ci si diletta col cibo.
L’analisi dell’ingrassamento oltre i limiti dice il contrario. Tra chi denuncia difficoltà economiche il sovrappeso tocca il 34%, l’obesità il 13%. I due fenomeni scendono fra i cittadini con “qualche” difficoltà economica (37% di sovrappeso e 10% di obesità) e calano decisamente dove la situazione economica non è preoccupante, rispettivamente al 29% e al 9%. Si dimostra che è la qualità del cibo a fare la differenza.
Un altro dato interessante quanto meno in senso statistico è la differenza tra italiani e stranieri: questi ultimi rivelano solo il 20% di sovrappeso ma un alto 12% di obesità.
Ma è proprio vero che la troppa “ciccia” provoca problemi di salute? Sì, lo dimostrano i risultati del questionario “Passi”. Il campione in sovrappeso misurato dall’Azienda sanitaria ha dimostrato una doppia incidenza di diabete rispetto al resto della popolazione triestina, il 30% dice di avere la pressione alta (l’incidenza è del 18% nella popolazione generale), il 34% soffre di colesterolo in eccesso (contro il 28% della media), il 6% ha avuto un infarto (contro il 4% dei triestini), e di malattie respiratorie croniche soffre il 10% contro il 7% della città nel suo complesso.
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