Un “tridente” consolare per le terre del Nord

di LILLI GORIUP
Nel 2008 l’ambasciatore svedese vedeva Trieste per la prima volta, e ne rimaneva abbagliato. Ci sarebbe tornato, una volta dismesse le vesti ufficiali. Nella stessa città la signora Inge Stilling oggi si fa fotografare con orgoglio accanto alle bandiere di Norvegia, Svezia e Danimarca, che svettano sulla scrivania della sua cancelleria di viale Miramare, all'interno del palazzo della Francesco Parisi Spa. La signora Stilling assiste Francesco Parisi e Francesco Saverio Slocovich nell’esercizio delle loro funzioni. Due consoli e una segretaria consolare bastano a reggere le tre rappresentanze del nord a Trieste: nulla di strano, poiché i Paesi dell’aurora boreale sono abituati a cooperare fin dal 1952, anno in cui viene istituito il Consiglio nordico. Assieme a Norvegia, Svezia e Danimarca, ne fanno parte anche Finlandia e Islanda: le nazioni collaborano sulla sicurezza sociale, la sanità, la cultura, il mercato del lavoro, l'attività industriale, la ricerca scientifica, la difesa del clima.
«Dei Paesi nordici amo la serietà con cui si affronta la cosa pubblica. Hanno un sistema di stato sociale che funziona e che porta i cittadini a pagare le imposte volentieri. Sono società accoglienti», dice Francesco Parisi, che rappresenta la Svezia. È il console con più anzianità di servizio - ma non di età: «L’armatore Callisto Gerolimich, console dal 1958, al momento di andare in pensione propose me come suo successore. Era il 1984. Così, ho spostato il consolato nella sede storica della mia società di famiglia; prima era in via Canal piccolo». La ditta Parisi fu fondata da un altro Francesco, nel lontano 1807: «Noi Parisi siamo spedizionieri da generazioni, e il settore delle spedizioni marittime è molto importante per la Scandinavia: come molti consoli, qui in città, sono legato al mondo dello shipping - continua il console -. A differenza dei miei familiari, però, io non sono nato a Trieste: dopo la guerra mio padre si era stabilito a Milano. Sono tornato nell'83, all'età di 31 anni, dopo aver lavorato in Austria, in America e in Germania».
La giornata in consolato segue il ritmo dettato dall'azienda, che è attiva un po’ in tutto il mondo. «Motivo per cui viaggio. E quando non viaggio, sono in ufficio dalle 8 alle 20 e torno a casa con il computer sottobraccio», dice Parisi. La più bella gratificazione è stata per lui la visita dell'ambasciatore di Svezia a Trieste, quando la città era candidata per l'Expo: «L’ambasciatore venne in una giornata di settembre; abbiamo visitato assieme il Porto vecchio. Era esterrefatto dalla bellezza di quel luogo in una luminosa giornata d'autunno. Purtroppo l’Expo infine non ci fu, ma una volta in pensione l'ambasciatore è tornato a Trieste da privato cittadino, con la moglie. Hanno visitato anche i dintorni, da Aquileia a Parenzo. Erano affascinati da questo triplice confine, tra mondo slavo, latino e germanico. Trieste non è una meta primaria ma chi la scopre non la lascia più: che anche l'ambasciatore svedese, uomo di straordinaria cultura, se ne sia innamorato, per me. è la riprova del valore della nostra città».
Accanto a quello di Francesco Parisi, ci sono i due uffici consolari di Danimarca e di Norvegia, retti da Francesco Saverio Slocovich. Il console, «fiero delle radici venete ma a Trieste da sempre», appassionato di cavalli e in particolare di salto ad ostacoli, disciplina in cui è solito competere, è stato uno storico collaboratore di viale Miramare 5: «Dopo aver lavorato per la Regione e per la Confcommercio, dal 1978 sono un libero professionista del gruppo Parisi. Ho ricoperto diversi ruoli, da quello di consulente legale fino a consigliere di amministrazione. Ora però mi sono ritirato dalla “vita activa”: mi occupo delle due fondazioni benefiche Casali, una rivolta ai poveri e l'altra alla ricerca». I due consolati sono arrivati indipendentemente l'uno dall'altro, nel 1987 quello di Danimarca e nel 2007 quello di Norvegia, anche se Slocovich conosceva già altrettanto bene quest’ultimo: assisteva il suo predecessore dal 1986, in qualità di viceconsole. Da entrambi i Paesi è stato insignito delle più alte onorificenze accessibili agli stranieri: «Sono cavaliere di I classe dell'ordine reale norvegese e cavaliere di I grado dell'ordine di Dannebrog, che è il nome della bandiera danese. Questi sono stati sicuramente i miei momenti più belli in qualità di console. In generale, l'aspetto migliore di questo ruolo è la Weltanschauung internazionale, quella particolare visione del mondo che ci dà, permettendoci di spaziare oltre i nostri confini».
Non sono mancati nemmeno i momenti dolorosi, come quando il consolato ha assistito la famiglia dei due turisti norvegesi, padre e figlio, morti a causa della tromba d'aria che ha colpito Grado otto anni fa. Una tragedia rimasta impressa nella memoria del console. Anche Slocovich, come il suo collega, tesse le lodi delle socialdemocrazie di settentrione: «Anni fa, a un ricevimento al palazzo reale di Copenaghen, sono stato avvicinato dall'assistente personale della regina. Non vi dico l’ansia. Ansia rivelatasi immotivata: la regina voleva informazioni su una cittadina danese che viveva a Trieste, e che sapeva essere in difficoltà. I reali sono davvero vicini alla gente - prosegue -. Ma non c’è solo questo: se penso alla Danimarca mi viene in mente il singolare connubio tra tecnologia e rispetto per l'ambiente; della Norvegia mi colpisce soprattutto la capacità di amministrare le enormi risorse senza abusarne, pensando alle generazioni future».
I tre consolati di Danimarca, Svezia e Norvegia condividono la cancelleria, il regno della signora Inge Stilling, danese, che si è trasferita “per amore”, prima a Venezia nel 1973 e poi, da 28 anni, a Trieste. Si occupa degli aspetti più burocratici della vita del consolato, come i visti o il registro delle nascite: «Fa quasi tutto lei!», scherza il console Slocovich.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo