Un “tocco” rosa a Ingegneria Ilaria Garofolo nuovo direttore
Per la prima volta a Trieste una donna guida il Dipartimento “maschile” per eccellenza «Con la mia elezione si è voluto dare un segnale e riconoscere un’opportunità»

È la prima volta per l'università di Trieste e anche nella storia e nel presente delle università italiane di casi analoghi se ne trovano pochissimi. Il Dipartimento d'Ingegneria e Architettura dell'ateneo giuliano, uno dei feudi maschili per eccellenza, dal 16 giugno è diretto da una donna, Ilaria Garofolo. Di formazione ingegnere civile, Garofolo succede a Paolo Rosato alla direzione di uno dei Dipartimenti chiave per Units, fanalino di coda per rappresentanza studentesca femminile: nel 2015/2016 le studentesse erano il 24,3 per cento. Garofolo, già direttrice del Dipartimento di Progettazione architettonica urbana (2002-2005) si è laureata con lode alla Sapienza nel 1986.
«A quei tempi - ricorda – nel corso di laurea in ingegneria civile eravamo solo in quattro ragazze. Oggi invece, anche se ancora in minoranza, le donne sono aumentate di molto: soprattutto a ingegneria navale e informatica ed elettronica, ma anche civile. Mentre ad architettura raggiungono più della metà degli iscritti. E capita che siano anche le più forti nella ricerca: al Dia ci sono colleghe che figurano nella lista delle Top Italian Scientist».
Quello della segregazione orizzontale è un problema culturale, dice Garofolo, che va sorpassato perché dannoso nel suo insieme: «Nei gruppi di ricerca la mescolanza di genere è fondamentale, è un fattore di equilibrio. Credo che con la mia elezione i colleghi abbiano voluto lanciare un segnale e riconoscere un’opportunità. I miei predecessori hanno avuto il compito di gestire la transizione verso un maxi Dipartimento che riunisce al proprio interno molte anime diverse: architetti, ingegneri navali, industriali, civili, elettronici e informatici. Ora è il momento della messa a punto, perché abbiamo una scadenza importante: a novembre 2018 l’ateneo riceverà la visita del Comitato di Valutazione dell’Anvur. Vogliamo farci trovare pronti per questo appuntamento, da cui dipendono anche i finanziamenti futuri che otterremo». La collaborazione tra diverse anime, spiega Garofolo, è indispensabile per il mondo della ricerca, perché i progetti, soprattutto a livello europeo, richiedono multidisciplinarietà. E il Dia su questo fronte è in prima linea: sono 31 i progetti che si è portato a casa dal gennaio 2017 per un valore di circa 6 milioni di euro, dato di rilievo considerata la “forza” del Dipartimento rispetto a quelli delle università italiane più grandi. Tra gli obiettivi del neodirettore al primo posto c’è quello di investire maggiormente nella comunicazione, sia interna che esterna: «Per collaborare è necessario conoscersi, perciò intendo favorire le occasioni d’incontro tra docenti e ricercatori del Dia. E va data più attenzione anche all’aspetto divulgativo, per comunicare i risultati delle nostre ricerche e le potenzialità che offriamo». Da un lato per attrarre più studenti, motivo per cui si lavora molto sull’orientamento in entrata, dall’altro per coinvolgere imprese e territorio. Con cui si collabora sempre più: «Il DIA ha acquisito e sta lavorando a numerosi accordi - racconta Garofolo – per favorire collaborazioni sul piano della didattica e investimenti nel campo della ricerca. Grazie al progetto di Ateneo Talent Acquisition, che permette alle imprese di fornire borse di studio per l’iscrizione a corsi di laurea magistrale, il Dia ha acquisito ben 35 borse del valore di 2800 euro ciascuna per futuri studenti nel campo dell’Ingegneria». Quanto alle criticità, è innegabile che oggi il Dia debba fare i conti con un numero di docenti inferiore rispetto al passato e che i vincoli legati al turn-over siano penalizzanti: «I finanziamenti si concentrano sugli atenei con i numeri maggiori - dice Garofolo -. Noi dobbiamo puntare sulle sinergie, cercare di fare “massa critica”, di cui avremo bisogno». Quanto al “tocco femminile” nella gestione del Dia, il neodirettore scherza: «Ci vorrà un vaso di fiori sulla mia scrivania». Ma poi, ripensandoci: «Credo che sarà utile nella gestione dei rapporti: le prospettive di collaborazione con i colleghi sono ottime».
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