Un terremoto devasta Zagabria: crolli e feriti, a centinaia senza casa

ZAGABRIA È una doppia, drammatica emergenza quella che la Croazia si trova a fronteggiare. Dopo il coronavirus - 254 a ieri i casi nel Paese - una scossa di terremoto di magnitudo 5,3 seguita da una di 4,9 ha sconvolto la capitale croata ieri mattina (altre scosse minori i sono susseguite durante tutta la giornata). Il sisma, con epicentro localizzato a soli 7 chilometri a nord di Zagabria, ha causato danni ingenti sia in città che nel circondario e fatto diversi feriti; non si registrano al momento vittime. Per la prima città della Croazia, già alle prese con le nuove misure restrittive contro la pandemia, una ulteriore dura prova che rischia ora di facilitare la diffusione del virus. Il sisma è stato avvertito distintamente a Trieste e in altre aree del Friuli Venezia Giulia, così come in Slovenia, Austria, Bosnia-Erzegovina e Ungheria.
Tutto è iniziato alle 6.24 del mattino, quando una forte scossa durata dieci secondi ha svegliato di soprassalto la gente e fatto crollare facciate, camini e balconi, soprattutto nel centro storico. Ferite 17 persone: il caso più grave è quello di una ragazza di 15 anni, ricoverata d’urgenza dopo il crollo parziale dell’abitazione in cui viveva. Rianimata, versava a ieri sera in gravi condizioni. Degli altri feriti, la maggior parte (11) provengono dal comune di Zagabria, tre dalla regione di Krapina (a nord) e tre nella regione zagabrese (attorno alla capitale).
I dati ufficiali, diffusi dalla polizia croata, dicono di 66 edifici danneggiati (oltre a 23 automobili colpite dalla caduta di facciate, tetti e balconi). Per il quotidiano Jutarnji List, tuttavia, che cita fonti governative provenienti dal ministero dell’Edilizia, oltre 600 palazzi e abitazioni a Zagabria e dintorni hanno subito danni rilevanti e mille persone sono rimaste senza un tetto. Il quadro non è ancora completo. Per valutare i danni, precisa il quotidiano, «sono al lavoro 55 squadre (di esperti, nda.) con oltre 150 persone in tutto». L’area più colpita è quella del centro storico e della città alta, con i palazzi di epoca austroungarica o del primo Novecento che hanno visto sgretolate le proprie - spesso vetuste - facciate. Lo stesso edificio del Parlamento è stato danneggiato (ha ceduto una parte del tetto) e considerato inagibile, così che i parlamentari dovranno riunirsi altrove, mentre la cattedrale - in ristrutturazione da trent’anni - ha perduto la punta di una delle due guglie. L’esercito con quasi 400 soldati è intervenuto per sgomberare le strade dai detriti.
Alle sei e mezza del mattino, dunque, tutta la popolazione di Zagabria (oltre 800mila persone) si è riversata in strada. La Protezione civile ha immediatamente allertato tutti a rimanere lontano dagli edifici, ricordando però di «mantenere una distanza di due metri tra le persone», una delle misure-base anticontagio. Un messaggio, fatalmente, per molti difficile da rispettare nella foga del momento. Oltre alle abitazioni private, di prima mattina sono stati evacuati anche gli ospedali: il reparto di maternità di Petrova ulica si è ritrovato interamente per strada, con decine di neo-mamme all’aperto con i neonati in braccio mentre, per di più, cadevano dei fiocchi di neve. Uscendo in fretta e poi stazionando fuori dai condomini, gli zagabresi, ritrovatisi in giardini, spiazzi e stradine, hanno dunque dimenticato il virus e il rischio del contagio.
«Siamo di fronte a due crisi tra di loro contraddittorie», ha riassunto ieri pomeriggio il primo ministro croato Andrej Plenković. Da un lato il numero delle persone affette dal virus continua ad aumentare (+12% nella giornata di ieri), dall’altro il terremoto ha causato (e causerà) nuovi assembramenti. Per garantire un tetto a chi ha la casa inagibile a causa del terremoto, il governo ha messo a disposizione un migliaio di posti letto nelle Case dello studente, dove le persone saranno inevitabilmente esposte a contatto maggiore. Verranno utilizzati droni per mappare il centro storico e individuare le strutture pericolanti. Le squadre di esperti hanno iniziato le ispezioni per valutare quali strutture siano abitabili e quali no: anche quest’attività contraddice la semi-quarantena imposta finora ai croati, ovvero un invito a restare a casa, cui si è aggiunta negli ultimi giorni la chiusura di tutte le attività commerciali a eccezione di alimentari, tabaccai e farmacie. Per altro l’intervento del premier croato non si è concluso con un messaggio di speranza ma con un nuovo avvertimento: non solo «nuove scosse non sono da escludere», ma «un’allerta meteo» era annunciata per ieri notte. «Non uscite di casa e se lo fate camminate lontano dagli edifici», ha detto Plenković: il vento forte potrebbe far cadere pezzi pericolanti. —
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