Un tappeto di poesie in stazione a Trieste

Installazione artistica curata da Elisa Vladilo: nel salone centrale un gigantesco foglio multicolore steso a terra raccoglie le poesie scritte a mano da donne emigrate
Foto Bruni 16.10.13 Stazione Trieste:poesie sull'immigrazione nello spazio aperto
Foto Bruni 16.10.13 Stazione Trieste:poesie sull'immigrazione nello spazio aperto

Versi d’amore ma anche sulla distanza, sulla lontananza dagli affetti, causa di sofferenze e spesso di indigenza. Sono le poesie scritte con pennarello indelebile da donne immigrate nella loro lingua con a fianco la traduzione in italiano. Su un enorme foglio-tappeto multicolore steso nella sala grande della stazione ferroviaria di Trieste Centrale, simbolo di luogo di transito per eccellenza, sono scritte dunque frasi nei rotondi caratteri hindi o in quelli eleganti dell'arabo libanese; quando non nei più familiari alfabeti croato, colombiano, camerunense.

L'iniziativa, intitolata “Rimad’origine”, di Elisa Vladilo, rientra nel Progetto di Public Art: creare una sorta di raccolta di poesie di tutte le diverse culture che coesistono al momento a Trieste e che fa parte a sua volta della XIV edizione di S/paesati, eventi sul tema delle migrazioni.

L’installazione, forma di happening collettivo, che resterà in stazione fino al 6 novembre, attira tanti passeggeri che si fermano a leggere le poesie prima di partire o all'arrivo. E anche alcuni barboni che di solito si aggirano nei pressi, hanno scritto qualche verso.

«Mi sembra interessante chiedere alle persone, alle donne in particolare, che provengono da questi vari luoghi, una delle poesie del loro Paese, che per loro abbia un valore, un significato, sia riconducibile ad un senso collettivo di appartenenza del proprio paese, sia in senso di vissuto personale», spiega Elisa Vladilo. (Ansa)

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