Un sorpasso azzardato sulla strada maledetta

La tragedia di Ravenna che ha annientato una famiglia triestina. Le indagini dei carabinieri lavorano per capire la dinamica dello scontro: è probabile che un'auto abbia azzardato un sorpasso. Restano però ancora molti interrogativi da chiarire sul motivo che abbia scatenato l'incidente mortale sull'Adriatica
I coniugi Radin
I coniugi Radin
TRIESTE.
Prende sempre più corpo l’ipotesi di un sorpasso azzardato come causa scatenante della tragedia. Solo un’ipotesi, ma gli inquirenti la stanno esaminando con attenzione, tanto da aver proceduto a effettuare gli esami tossicologici, per rilevare eventuale presenza di alcol o droghe nel sangue (il responso è stato negativo) del conducente della Fiat Punto che ha tagliato la strada alla Honda Jazz sulla quale viaggiava la famiglia triestina. Un sorpasso che avrebbe indotto Paolo Radin a sterzare improvvisamente, sbandando prima verso destra sul ciglio della strada, centrando una banchina e poi, imbarcandosi e perdendo il controllo dell’auto, “rimbalzando” sull’altra corsia di marcia, finendo per essere investito dalla Nissan Primera che procedeva in direzione opposta.


«È una strada maledetta, causa continua di incidenti e disagi», ripetono i residenti nella zona pensando alla statale Adriatica. Ieri nella maggiore frazione del comune di Lugo, ma anche nelle vicine Lavezzola, Alfonsine e un po’ in tutto il comprensorio non si parlava praticamente d’altro. Del resto sono le cifre a parlare chiaro: in soli cinque anni lungo il tratto di circa dieci chilometri che separa il ponte della Bastia sul fiume Reno dall’abitato di Alfonsine hanno perso la vita in incidenti addirittura undici persone. Senza contare i circa 120 feriti, la ventina di mezzi pesanti usciti di carreggiata e le numerose automobili piombate in fossati, campi, terrapieni o recinzioni di abitazioni.


Gli incidenti che si registrano lungo la ”Reale” sono da attribuire all’imprudenza di chi guida, ma è innegabile che la stragrande maggioranza degli stessi è imputabile alle precarie condizioni in cui versa un’arteria che ha mantenuto nel tempo una dimensione anni ’50, con corsie strette al punto che quando due Tir si incrociano tra i due mezzi pesanti resta uno spazio di 50 o al massimo 60 centimetri. Le insidie non finiscono qui perché si è costretti a fare i conti anche con i dossi, le crepe, gli avvallamenti, la scarsa illuminazione durante le ore notturne e in certi tratti la totale assenza di una banchina stradale.

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