Un ricorso contro il minirigassificatore

A Duino due comitati di cittadini pronti a iniziare la battaglia legale: «Il progetto Smart Gas presenta troppe carenze»
Di Ugo Salvini

DUINO AURISINA. Non intendono più aspettare. Anzi, sono pronti a ricorrere alle vie legali per contrastare il progetto di realizzazione di un rigassificatore alle foci del Timavo. I “Cittadini per il golfo” e il “Collettivo per la difesa del litorale carsico” si ritrovano nel pomeriggio di ieri a Duino. E, con il portavoce Danilo Antoni, esprimono la ferma intenzione di «chiudere la fase delle osservazioni al ministero. Abbiamo lavorato all’ipotesi di affidare a un gruppo di legali la difesa del nostro territorio da un progetto che presenta troppe carenze e incertezze. Andremo avanti su questa linea».

Antoni, a fianco del quale siede Liviana Andreossi del “Collettivo per la difesa del litorale carsico”, dopo aver spiegato che «il gruppo “Cittadini per il golfo” svolge il ruolo di collante di una costellazione di associazioni che, da Trieste a Gorizia, seguono le problematiche ambientali», passa poi in rassegna le ragioni del no al rigassificatore. «Innanzitutto Smart gas non tiene conto della realtà socioculturale presente sul territorio. Poi ci sono ulteriori manchevolezze da noi rilevate nella proposta dei loro tecnici che riguardano la sicurezza sul livello di manovrabilità delle navi gasiere. Inoltre - aggiunge Antoni - non si è parlato sufficientemente dell’aspetto archeologico. Questa zona è il fulcro di un’ampia area di grande valore archeologico. Altro aspetto inadeguato è quello legato al paesaggio ma siamo turbati anche dal fatto che i responsabili del progetto lo abbiano redatto solo in lingua italiana, dimenticando che questo è un Comune bilingue. È un segnale che descrive il pessimo livello di conoscenza che la Smart gas ha del territorio».

Il portavoce dei “Cittadini per il golfo” cita quindi una nuova direttiva europea «che, entrata in vigore alla fine di aprile, afferma che ambiente e sicurezza devono obbligatoriamente essere presi in considerazione, mentre questi due aspetti sono trascurati nel progetto. L’Alto Adriatico è saturo da punto di vista delle fonti energetiche. Sarà nostra cura chiarire la situazione anche dal punto di vista politico. I programmi dell’amministrazione dovranno tenere conto di questa problematica. A livello internazionale, abbiamo fatto presente che il progetto incide su procedimenti già avviati che riguardano le falde acquifere, perciò anche la Slovenia deve essere bene informata».

Antoni evidenzia anche che «per la minoranza slovena che vive in questo Comune valgono norme che riguardano la tutela del territorio, perciò qualsiasi progetto che vada a toccare gli equilibri in essere deve essere valutato anche sotto questo profilo». Infine il relatore ricorda che «gli indirizzi della Regione parlano del porto di Monfalcone come possibile sede di una Stazione marittima, ipotesi in totale contrasto con il rigassificatore, mentre non bisogna dimenticare il potenziale danno all’economia legata al mare e il rischio sismico connesso all’esistenza di faglie nel sottosuolo del nostro territorio». La battaglia legale, ormai, è alle porte.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo