Un prof su sette in Fvg ha chiesto il trasferimento

Dalla provincia di Trieste sono arrivate 277 richieste (il 12,3%) e 264 da Gorizia Il sindacato: «Non manca chi spera di riavvicinarsi a casa. Una tendenza in aumento»
Un'insegnante a scuola
Un'insegnante a scuola

TRIESTE. Le domande di trasferimento degli insegnanti incaricati in Friuli Venezia Giulia sono in calo rispetto all’anno scorso, ma rimangono significative. Stando ai dati resi noti dalla Uil Scuola regionale, a voler cambiare sede o addirittura regione sono 1.906 docenti, il 14% in meno di un anno fa, quando le domande furono 2.227. Di fatto, a chiedere il trasferimento, sono uno su 7. Nel dettaglio, 885 istanze arrivano dalla provincia di Udine (14,3% del totale), 480 da quella di Pordenone (13,9%), 277 da Trieste (12,3%) e 264 da Gorizia (16,5%). La maggior parte riguarda le scuole secondarie di secondo grado (852, nel 2017 erano 983), quindi le primarie (476, contro 607). A seguire secondarie di primo grado (348) e istituti dell’infanzia (230). Numeri alti che preoccupano la Uil: «Pur se il trend è all’ingiù – osserva Ugo Previti, segretario regionale riconfermato a congresso pochi giorni fa –, si tratta comunque di un permanente boom. Se fino a pochi anni fa si contavano poche decine di domande nelle superiori, oggi si va oltre la doppia cifra in ciascuna delle province della regione».

Docenti fuori graduatoria, 150 a rischio
PRIMO GIORNO DI SCUOLA MEDIA (SABA ) VIA DEL VOLGA STUDENTI IN CLASSE PROFESSORI CROCEFISSO (Silvano Del Puppo, MILANO - 2002-09-09) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate


Il fenomeno, spiega il sindacalista, riguarda anche la volontà di qualcuno di cambiare scuola all’interno del Fvg, ma non manca chi spera di riavvicinarsi a casa: più o meno un insegnante su due. «Non si può che essere soddisfatti per chi riuscirà a trovare un posto di lavoro nella zona di residenza – rimarca –, ma non possiamo sottovalutare il fatto che questa fase rimane segnata dalla carenza di personale degli uffici scolastici regionale e delle province che dovranno vagliare le domande in tempo utile per consentire un corretto avvio del prossimo anno scolastico». La mobilità straordinaria, del resto, è diventata normalità della scuola italiana. Secondo stime sindacali, le domande messe in fila entro la scadenza dello scorso 26 aprile, sfiorano quota 50mila, un dato all’insù rispetto a un anno fa dato che i posti disponibili dovrebbero essere leggermente superiori. Uno dei capisaldi della riforma della Buona Scuola, quello dell’obbligo per gli insegnanti di rimanere tre anni nella propria sede di lavoro, è infatti stato superato da una seconda deroga consecutiva e salterà in via definitiva al via del nuovo contratto nazionale.

Poco prima del voto del 4 marzo il governo, dopo dieci anni di attesa del comparto, ha infatti aumentato la busta paga del corpo insegnanti tra gli 80 e i 110 euro mensili, ma ha pure consentito il trasferimento annuale fino a quanto il docente non avrà trovato la sede desiderata, così da aggirare il vincolo di permanenza fissato dalla legge 107. Sempre sul fronte scuola, la Uil evidenzia pure la questione che riguarda un migliaio di diplomati magistrali, considerati «a rischio». «Ci sono circa 300 docenti che potrebbero perdere il tempo indeterminato e altri 750 che rischiano di vedere venir meno l’inserimento nelle Gae, le graduatorie a esaurimento per l’immissione in ruolo», sostiene Previti informando della richiesta della Uil nazionale (che ha chiesto con gli altri sindacati firmatari del contratto un incontro urgente ai gruppi parlamentari di Camera e Senato) di «affrontare il problema in maniera articolata e non con un provvedimento uguale per tutti. Le situazioni sul territorio sono infatti variegate. Dove non ci sono controinteressati, si mantengano intanto in servizio i docenti coinvolti senza adottare nessun provvedimento di licenziamento».

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