Un polo espositivo firmato Lorenz nei vecchi hangar in Campo Marzio
TRIESTE. Per Iver Borland è giunto, sia pure tardivo, il tempo della rivincita. L’imprenditore inglese aveva speso bei quattrini negli anni Trenta e Quaranta dell’800, per costruire il primo villaggio industriale di Trieste in quella che oggi è la strada privata androna Campo Marzio, laterale della più nota via di Campo Marzio, suppergiù parallela a via Guido Reni.
L’obiettivo di Borland era affittare i fabbricati al neonato Lloyd Austriaco, affinchè la compagnia vi stabilisse il suo arsenale. Riuscì a realizzare solo gli hangars nella parte sinistra dell’androna, poi saltò per aria (economicamente) e gli edifici della parte destra, un po’ più recenti (1852-54) e visibilmente diversi, vennero pensati per attività terziarie e non industriali.
Rivincita, si diceva. Perchè, reduci da una lunga inattività, gli hangars della “partie gauche” si apprestano a ritrovare nuova vita. L’edizione dell’8 dicembre 2019 accennò a un’offerta di 820.000 euro per i 2500 metri quadrati del compendio, che era finito tra beni immobili “non funzionali” del fallimento Fadalti, l’azienda pordenonese specializzata in materiali edili. L’operazione era stata seguita da due professionisti triestini, Alfredo Paparo e Luca Savino, e da un pordenonese, Renato Cinelli.
Ebbene, quell’offerta si sta avviando a buon fine e manca solo il sigillo del ministero dei Beni Culturali. Secondo indiscrezioni raccolte negli ambienti immobiliari triestini, l’offerta dicembrina ha un mittente: l’acquirente di quasi metà androna Campo Marzio è lo studio di architettura austriaco Lorenz Ateliers, ben conosciuto a Trieste dove la settimana scorsa ha anche presentato una manifestazione di interesse per la piscina terapeutica in Porto vecchio.
Peter Lorenz lavora con una doppia sede, a Vienna e a Innsbruck: a Trieste ha già progettato il complesso “Sottolfaro”, nei pressi del Faro della Vittoria. Una volta completato l’iter di acquisizione, presumibilmente ai primi di agosto, lo studio austriaco farà conoscere la nuova destinazione degli ampi magazzini, destinazione che si suppone sarà di carattere culturale-espositiva.
E adesso quattro passi in Androna, breve ma affollata. A sinistra, dopo il magazzino di forniture navali Barbagelata, ha inizio al civico 4 il futuro possedimento dell’architetto tirolese. Al numero 6 il pezzo forte degli esterni con un portale ad arco, dove la trabeazione è decorata con triglifi. In alto persiste la vecchia scritta “Siderurgica commerciale”. Una tettoia, poi un altro edificio, il cui muro perimetrale orientale limita il parcheggio dell’Università, presente in zona con una parte del dipartimento di studi umanistici.
Fonti comunali descrivono il triplice asset in questi termini: «Muratura perimetrale a grossi blocchi di arenaria e piano terra scandito internamente da pilastri a croce supportanti archi incrociati. La suddivisione dello spazio interno, con grandi arcate a croce, permetteva di ottenere spazi estesi da destinarsi a magazzini e attività produttive. Gli edifici, che non raggiungono altezze superiori ai 15 metri, corrispondenti a un pianoterra e due piani superiori, sono contigui sui due lati, con copertura a falda e manto in coppi».
Attraversiamo la strada dove il lato destro propone attività commerciali, tre officine, due palestre, i detriti di uno smottamento, l’ingresso a un parcheggio raggiungibile in ascensore da via Belpoggio.
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