Un piano taglia code al Pronto soccorso di Trieste
TRIESTE Parola d’ordine: riorganizzazione. Obiettivo: migliorare i servizi e garantire una gestione unitaria integrata per l’urgenza e l’emergenza. Si parla di Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara. L’occasione è il bilancio a più di sei mesi dall’insediamento del nuovo direttore della struttura Roberto Copetti, arrivato a Trieste nell’agosto scorso da Latisana. Seppure in un lasso temporale abbastanza breve, le modifiche all’assetto in questo periodo non sono mancate. In un clima che Copetti definisce «molto buono, grazie a un’équipe di gente molto motivata e professionale».
Assieme al direttore generale Adriano Marcolongo, il dirigente del Pronto soccorso ha illustrato le innovazioni previste per il futuro. A partire dai tempi di permanenza in un Pronto soccorso da 210 accessi “fisiologici” in media al giorno e un tasso di abbandono fisso di 50 utenti all’anno. Il trend, stabile da qualche anno, prevede nel reparto una permanenza media di cinque ore e mezza, un elemento in linea con gli altri hub regionali (il Sistema di valutazione della performance dei sistemi sanitari regionali coordinato dal Laboratorio MeS – Istituto di Management Scuola Superiore Sant’Anna (Pisa) – afferma che lo standard prevede la dismissione entro otto ore). «Ma bisogna lavorarci su, dobbiamo decisamente migliorare», afferma Copetti. Che aggiunge: «Chi rimane molte ore non è abbandonato a se stesso, è monitorato dal personale». Con questa consapevolezza sono già stati apportati alcuni cambiamenti per diminuire la durata dei tempi di attesa. È stato inserito l’uso dell’ecografia direttamente nel Pronto soccorso con una formazione ad hoc. «L’ecografo, messo nelle mani di medici, anche se non specialisti, e guidato dal problema del paziente, mira alla strada corretta in poco tempo senza spostare l’utente da un reparto all’altro», spiega ancora Copetti.
Dati alla mano, nel 2017 sono state richieste allo specialista esterno non afferente al Pronto soccorso 3 mila consulenze cardiologiche contro le 3.700 del 2016. Nel 2018 la previsione è di 2 mila. Da lunedì prossimo, poi, arriverà un altro strumento che velocizzerà le pratiche. In loco si potranno eseguire degli esami clinici del sangue nell’arco di pochi minuti. Finora arrivavano dal laboratorio in un’ora. «Avrà dei costi – annuncia il direttore – ma inciderà sui tempi». Da non dimenticare l’aggiunta di venti nuove barelle «che migliorano decisamente il comfort di chi deve attendere in questo stato».
Collaborazione anche con il territorio. Con le Rsa (residenze sanitarie assistenziali) e le case di riposo, quest’ultime dotate di un numero di cellulare da contattare h24 per un consulto in caso di problematiche che permette così di stabilire con i medici del Pronto soccorso se intervenire con un accesso o meno all’ospedale ed eventualmente programmarlo. Per lo stesso motivo le residenze polifunzionali potrebbero essere dotate in futuro dell’emogasanalizzatore, che effettua l’analisi dei gas ematici su sangue arterioso in caso di insufficienze respiratorie.
È calato anche del 50% il numero dei fuori reparto. Attualmente si registra una fuoriuscita di 15 pazienti al giorno, soglia mantenuta pure durante il picco influenzale.
Il programma non è finito qui. Verrà innanzitutto valutata l’eventuale mancanza di personale (il sistema è quasi a regime, per i medici in particolare, dove su 23 persone ne mancano all’appello tre, che verranno sopperite con la mobilità). Ci sarà a ottobre il trasferimento della struttura nel nuovo pronto soccorso temporaneo nell’ambito della riqualificazione dell’ospedale di Cattinara, con spazi più ampi. E ancora prima, dal primo marzo, la dismissione dei pazienti con l’ambulanza verrà gestita dall’ex centrale del 118, per diminuire i tempi d’attesa che toccano anche le quattro ore. Si conclude con l’accorpamento del Pronto soccorso e la terapia d’urgenza e di Medicina d’urgenza. Quest’ultima «non verrà cancellata», bensì, conclude Copetti, in linea con le indicazioni date dalla Società italiana di medicina di emergenza-urgenza e gli altri ospedali hub regionali e nazionali, «ci saranno ricadute positive sul versante culturale degli operatori e sull’ospedale, senza alcun taglio del personale e dei posti letto».
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